"Ft" ha un dubbio: è servito davvero fare fuori il Cav?

Il quotidiano britannico Financial Times: "Col nuovo governo, Roma ancora in apnea". L'articolo dipinge foschi scenari e avverte Monti

"Ft" ha un dubbio: è servito davvero  fare fuori il Cav?

C’era un solo uomo al comando. Adesso c’è un uomo solo. Da fuoriclasse spaccamontagne qual era fino a qualche settimana fa, Mario Monti rischia ora il downgrade a gregario incapace di scollinare il Mortirolo della crisi. Allungategli la borraccia. Aiutatelo. Perché il premier è circondato: lo aspettano al varco i sindacati, hanno già acceso il tassametro della protesta i tassinari, e il gradimento dei partiti sta scendendo velocemente come gli indici di Borsa. E poi c’è la recessione che morde, formidabile amplificatore dello scontento popolare. E infatti: «L’Europa non lo lasci isolato», è l’appello strappacore del Financial Times. Bel titolo.
L’articolo ha invece prosa più asciutta, in perfetto stile economico-british, ed è un distillato di tutte le mine disseminate sul terreno su cui si muove il Professore. Ma non solo. È anche un richiamo a una certa pavidità «montiana», una sottolineatura con biro rossa sul braccino corto dell’uomo «che ha messo in ginocchio Microsoft», ma che «finora non è riuscito a sconfiggere i tassisti». Sia più audace, caro Professore, è il suggerimento dato dalla bibbia della City. Il punto però è un altro. E attiene alle presunte doti salvifiche di Monti. Cioè di colui che avendo creato il decreto salva-Italia, è per riflesso anche il salvatore della Patria. È davvero così? Tra una riga e l’altra del servizio, aleggia la domanda se davvero sia stato utile deporre l’unfit Silvio Berlusconi (l’«inadatto» nella delicata definizione dell’Economist) per poi trovare il Paese ancora in apnea tra spread ipertrofici e rendimenti sui titoli di Stato da infarto contabile. «Se i tassi restassero alti in una fase di contrazione dell’economia - ricorda infatti il Ft - gli elettori inizierebbero a chiedersi a cosa sia servito il cambio di governo». A quel punto, il risentimento verso l’esecutivo diventerebbe rancore nei confronti dell’Europa. «Uno dei Paesi più euroentusiasti potrebbe lentamente diventare euroscettico, e sarebbe un risultato disastroso».
Immaginate tassi del 7% o più sui Btp e un calo del Pil «tre o quattro volte maggiore, secondo stime indipendenti», dello 0,5% previsto da Palazzo Chigi, che finirebbe per ingrossare le file dei disoccupati: cosa accadrebbe? «Il sostegno al governo potrebbe calare», sostiene il quotidiano con un condizionale forse di troppo. In ogni caso, Monti avrà bisogno di una doppia stampella.

La prima dai partiti, che dovranno appoggiare in modo «inequivocabile le misure per la crescita senza curarsi del pressing di sindacati e dei gruppi di interesse»; l’altra dall’Europa, che non mostrando «sufficiente determinazione» nel risolvere la crisi, ha complicato il lavoro del premier. Chiarissimo. Per Monti, dalle certezze della partita doppia, all’incertezza del puntello doppio.

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