Fumata nera per il segretario Il folliniano Cesa resta in corsa
26 Ottobre 2005 - 00:00Il presidente del Consiglio difende le modifiche costituzionali: senza Stato forte non cè federalismo
Adalberto Signore
da Roma
«Habemus Papam», dice ridendo Francesco Saverio Romano. Nella sala da pranzo del presidente della Camera il vertice dellUdc è appena terminato e quando in uno dei corridoi che portano in Transatlantico il sottosegretario al Welfare incrocia Francesco DOnofrio il clima sembra disteso. Il capogruppo centrista al Senato risponde con un sorriso alla battuta di Romano e i due si fermano a parlottare per alcuni minuti. In realtà la «fumata bianca» sul nome del successore di Marco Follini alla segretaria dellUdc non cè ancora e il pranzo organizzato nelle stanze di Pier Ferdinando Casini non fa registrare lauspicato passo avanti. Seduti al tavolo ci sono i ministri Mario Baccini, Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi, i due vicesegretari del partito Totò Cuffaro e Mario Tassone, i capigruppo di Camera e Senato Luca Volontè e DOnofrio. Allincontro prende parte pure leurodeputato Lorenzo Cesa, allo stato lunico candidato ufficiale alla segreteria. Scontato il menù, che si apre con la successione a Follini, passa per il dibattito sulla par condicio e si chiude con la ex Cirielli.
È sul primo piatto, però, che ci si sofferma con più attenzione. Perché - spiega uno dei presenti - «dopo le dimissioni di Follini non possiamo permetterci di dare ancora limpressione di essere divisi». Insomma, al Consiglio nazionale di domani si deve arrivare «con una candidatura su cui ci sia laccordo di tutti». Intesa che però ancora non cè. È anche per questo che i commensali decidono di «investire formalmente» Casini: sarà lui, dopo unadeguata esplorazione che tenga conto anche del territorio, a indicare la strada. Una decisione che Giovanardi spiega così: «Il vero segretario del partito, il leader che ci guiderà durante la campagna elettorale, è Casini. Solo che non può ricoprire quellincarico perché è già presidente della Camera». E allora, a lui la palla. Perché districarsi tra i veti incrociati che di volta in volta si levano su questo o quel candidato è cosa niente affatto semplice. Su Cesa - che se si andasse alla conta tra i 313 membri del Consiglio nazionale è quello che ha certamente più chance - pesano infatti le forti perplessità di Baccini e Giovanardi (che non ha dimenticato laccusa di poco coraggio rivoltagli dalleurodeputato qualche settimana fa). Mentre Baccini è considerato «troppo forte» per una segreteria che deve essere di transizione, in attesa che Casini chiuda il suo mandato a Montecitorio e possa tornare a occuparsi a tempo pieno del partito. Dubbi anche su Giovanardi e Buttiglione (che dellUdc è presidente), perché considerati troppo vicini a Silvio Berlusconi (appunto rivolto anche a Baccini). Insomma, la scelta di investire Casini ha lobiettivo di evitare lennesima lacerazione al Consiglio nazionale (dove la linea Follini ha un discreto seguito). E sono due i nomi a cui pensa il presidente della Camera (che proprio lunedì ha auspicato «più giovani e più donne nelle istituzioni»): Volontè e soprattutto Erminia Mazzoni, responsabile Giustizia del partito, 40 anni e una bella presenza.
Follini, da parte sua, ha già preparato un ordine del giorno da presentare al Consiglio nazionale in cui esprime «preoccupazione per loscuramento dellUdc su Rai e Mediaset», invita «ministri e partito a dire no a par condicio ed ex Cirielli» e chiede un «congresso straordinario entro dicembre».