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Il Giornale ha superato l’esame. Abbiamo inviato le foto dei nostri quadri al sito di artedossier (Giunti Editore) - il mensile numero uno nel mondo dell’arte - e oggi quelle opere sono state «affisse» nella vetrina virtuale del mensile diretto da Philippe Daverio, il famoso critico col papillon.
Tutto è nato da un annuncio notato per caso sulla rivista: «Uno spazio gratuito per farti conoscere. Partecipare è semplice, costruisci la tua pagina personale utilizzando la voce “Esponi con noi”, ti aspettiamo!». Ci siamo detti: perché no, proviamo.
Un piccolo esperimento per dimostrare che l’arte può navigare libera, sempre che si accetti di viverla svincolata da qualsiasi logica mercantile. Insomma, l’esatto contrario di ciò che accade oggi. Eppure c’è un partito nuovo che comincia a farsi largo. È il partito del «karaoke dell’arte»: gente che impugna il pennello come se fosse un microfono e che dipinge come se stesse cantando una canzone a squarciagola. Persone, come noi, che pensano al quadro come a un’interfaccia relazionale: una sorta di second life in cui la tela e i colori comunicano meglio delle parole e dei bigliettini da visita. I quadri dovrebbero circolare liberi, come doni dell’anima per comunicare meglio e di più. Chi regala un quadro ama l’umanità astratta, vede oltre, sente l’impercepibile, tocca l’impalpabile.
Ci piace immaginare (ma ci crediamo poco) che i siti artistici che sul web mettono a disposizione gratis le proprie gallerie virtuali si siano moltiplicati anche per queste ragioni; vorrebbe dire che l’umiltà di proporre può vincere sulla pretese di vendere: troppo bello, per essere vero.
Comunque sia, la mostra di artedossier si è riempita in breve tempo di centinaia di creazioni, con tanto di «gara» tra le opere preferite. Un boom che coincide con le celebrazioni per il centenario del movimento futurista. E mai abbinamento fu più evocativo. Del resto web è sinonimo di progresso, la rete di dinamismo, il mondo online di velocità: tutti concetti che piacevano a Filippo Tomaso Marinetti, forse il primo navigatore internauta ante litteram. Bypassare gallerie e mercanti è infatti un’idea molto futurista e il «karaoke dell’arte» sarebbe stata musica deflagrante per le orecchie dell’esplosiva ditta «Marinetti & C»: un ideale atelier sormontato dalla scritta «Uccidiamo il chiaro di luna. Distruggiamo i musei, le biblioteche, le accademie...».
Un’arte sempre alla ricerca di soluzioni immaginifiche di strade alternative, di rivoluzionarie ipotesi espressive. Come quelle elaborate dalla Galleria Teknè di Potenza che, dal 15 al 18 maggio, proporrà a Matera, la citta dei Sassi, «Arteknè», la prima mostra mercato internazionale di arte contemporanea del sud Italia, ambientata nel «paesaggio culturale».
«La mostra si svolgerà nelle stanze del Palazzo Gattini Luxury Hotel - spiega Giuseppina Travaglio, direttrice della Galleria Teknè -. L’idea coniuga l’esigenza di ospitare l’evento d’arte in una città d’arte e quindi tra le mura di uno dei più bei palazzi storici di Matera, con la fortunata tendenza newyorkese, già invalsa da qualche anno in Italia, di scegliere come location hotel di lusso, luoghi che per antonomasia sono il palcoscenico di un’umanità varia e in continuo fluire». Un’idea, anche questa, molto futurista della fruizione artistica. Con una singolare coincidenza: proprio oggi sono cento anni esatti dalla pubblicazione su Le Figaro di Parigi del mitico «Manifesto del Futurismo» steso da Filippo Tommaso Marinetti e condiviso da un grumo d’artisti d’avanguardia insofferenti ad ogni «accademismo ripetitivo» e desiderosi di un «rinnovamento radicale nelle forme e nella sostanza». Un intento ripreso poi dai futuristi in tanti altri (forse troppi) «manifesti» tecnici.
Ma questa è un’altra storia. Magari da affrontare, in ...

futuro.

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