«Funziona così: Più si è famosi e meglio è»

Massimo Mauro, colonna prima della Juve di Platini e poi del Napoli di Maradona, è oggi uno di quelli che la solidarietà la fa. In prima persona: con la «Fondazione Vialli e Mauro», creata insieme a Gianluca Vialli nel 2004, ha distribuito ad associazioni benefiche oltre 900mila euro. Di più: è stato il primo - e anche l’unico - ex calciatore a raccogliere un anno fa l’invito di Mauro Farina per una partita di raccolta fondi da destinare alla ricerca in nome di suo padre, Stefano, ammalato di Sla.
Mauro è amareggiato, dice che «In Italia chi non è nessuno non conta nulla», e che la partita in onore di Borgonovo ne è l’esempio.

«Sbaglia a essere cupo. Anzi, dovrebbe essere fiero di essere stato il primo a chiedere il coinvolgimento nella lotta alla sla del mondo del calcio che mercoledì prossimo, anche se con un anno di ritardo, darà vita a un evento importante che porterà un grande contributo alla ricerca».

Però quando a Firenze le star del pallone scenderanno in campo, lo faranno in nome di una ex stella del pallone, e non di Stefano Farina, poliziotto.

«Mi rendo conto dell’amarezza che può ora colpire il ragazzo, ma in fondo il mondo gira così: più si è conosciuti e meglio è».

Ma perché lei fu il solo a rispondere alla chiamata di Mauro?

«Allora, diciamo che l’appello non è stato poi riproposto dopo in chiave più realizzativa. La rivista Oggi non ha dato seguito alla cosa...»

È qui insomma la differenza con il caso Borgonovo?

«Guardi, il fatto è che quando Stefano ha dichiarato pubblicamente di essere affetto dalla Sla, si sono mosse in prima persona due società come il Milan e la Fiorentina. Ora, se si attivano realtà del genere, è ovvio che poi le cose si fanno. Ed è un bene, anche per il mondo del calcio stesso».



Perché?

«Deve essere interesse primario delle società calcistiche che la ricerca sulla sla progredisca e si arrivi in modo certo a individuare, se ci sono, i collegamenti tra questa terribile malattia e l’attività sportiva professionale».

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