"Impara l'arte e mettila da parte". Gli adagi popolari sono sempre utili e non si può dire che Filippo Caccamo non abbia seguito il saggio consiglio che viene da lontano. Con una doppia laurea nel cassetto - una triennale in Scienze dei Beni Culturali, una magistrale in Storia e Critica dell'Arte alla Statale di Milano il comico originario di Lodi ("ma con sangue calabrese nelle vene, con questo cognome mica posso barare") l'arte l'ha davvero studiata, avrebbe potuto a questo punto insegnarla (in realtà l'ha fatto, per un pezzo di vita è stato professore precario e ne ha fatto un filone comico prezioso sui social) poi però il sogno del palcoscenico l'ha portato sotto i riflettori. Fino a domani Filippo Caccamo è al Teatro Lirico con il suo nuovo one man show Fuor di Tela e l'arte è il fil rouge di tutto il discorso.
Fuori di Tela come fuori di testa?
"Sì ma c'è anche un appiglio artistico. Sul palco entro e esco da un taglio di Lucio Fontana: eseguo alla lettera la sua intuizione di andare oltre la tela".
L'arte primo amore per lei?
"Mi piacerebbe raccontare una storia che parta dall'infanzia, ma la verità è che mi sono iscritto a Beni Culturali per poi fare la magistrale di Spettacolo. Sui libri è scoccata la scintilla: ho scoperto di amare l'arte".
Questo è esattamente poetico, però. E ora sfrutta le sue conoscenze?
"Mi piace l'idea di fare il divulgatore facendo ridere. Anche così si avvicinano i giovani all'arte e ai musei. Parlo di Fontana, Caravaggio, Giotto. Mi avvalgo di proiezioni, sul palco c'è anche un ledwall luminoso a forma di cornice e mostro ritratti curiosi, facce stravolte del passato e le collego alle nostre quando siamo raggiunti da notizie o fatti imprevisti. L'arte passa così: mostrare un'opera collegandola al nostro vissuto".
Qual è l'artista che la emoziona di più?
"Le opere di Caravaggio sono piene zeppe di un'umanità vera e lui è utile per il mio spettacolo".
La sua carriera comica parte dai social: ha 1 milione di follower su Instagram e quasi 800mila su TikTok: le carriere ormai partono dai social?
"Il mondo cambia e non c'è una ricetta giusta. Dai social sono arrivato in tv e al teatro: guardo la locandina del Teatro Lirico dove sono passati grandi come Ale & Franz o giganti come Giorgio Gaber e strabuzzo gli occhi, sono io?".
La comicità in tv funziona alla grande dopo una piccola crisi di fine anni '10: perché?
"La pandemia è stata fondamentale.
La gente, toccata direttamente da qualcosa di grande e drammatico alla fine si è catapultata in teatro e ai concerti. Con tanta voglia di ridere. La tv offre molto oggi, per la vecchia guardia e per noi nuovi comici: c'è spazio per tutti. Conta far ridere".