Pavel Nedved, ovvero come vincere da giocatore e da dirigente: che effetto fa?
«È molto peggio viverla dalla tribuna, perché non puoi scaricare la tensione correndo dietro un pallone. Non mi sento di dire altro che grazie a tutti i ragazzi: mi hanno fatto tornare indietro di qualche anno, ho gioito come se fossi ancora uno di loro. Sono stanchissimo».
Successo meritato, al di là delle polemiche?
«Non scherziamo nemmeno: successo strameritato. Questa squadra ha giocato per tutto l'anno il miglior calcio d'Italia sorprendendo tutti e non perdendo nemmeno una partita. La realtà è che noi ci saremmo accontentati di tornare competitivi: non pensavamo di essere così forti».
È una squadra che può aprire un ciclo?
«Lo stiamo aprendo, sì. È un gruppo giovane che sa già come si fa a vincere. In squadra ci sono tanti giovani che possono crescere ancora molto».
Potranno fare bene anche in Europa?
«Non ci manca nulla per guardare tutti negli occhi anche in Champions League: quando giochi come ha giocato la Juve quest'anno, tutto è possibile».
Scudetto numero?
«Trenta. I conti sono giusti. E le stelle sono tre».
Si può dire ancora qualcosa di Conte?
«È un fuoriclasse della panchina, non sapevamo fosse così bravo. Spero resti con noi per tutta la carriera».
Esiste ancora un sogno, a questo punto?
«Quello del presidente va oltre lo scudetto. E ora vogliamo andare a prendercelo».