Le furie spagnole «incornano» l’Ucraina di Sheva

Iberici straripanti, avversari inconsistenti

Chi si aspettava di godersi il calcio-champagne del Brasile, cambi subito canale e si sintonizzi sulla Spagna, perché qui di bollicine ce ne sono in abbondanza, tante da prendersi una sbornia. Una Spagna così non se l’aspettava davvero nessuno. Tanto forti e straripanti gli spagnoli (la squadra più giovane del mondiale), altrettanto lenti, involuti, pesanti e senza idee gli ucraini, alla loro prima apparizione nelle finali mondiali. Forse l’emozione, forse il caldo africano in quel di Lipsia; un Andriy Shevchenko (che tornava a giocare dopo l’infortunio al ginocchio patito in maggio in Parma-Milan) apparso l’ombra del bel giocatore che conosciamo, anzi addirittura un fantasma perché solo nei minuti di recupero finali ha tentato un tiro, peraltro respinto, verso la porta spagnola. Oleg Blokhin, ct senza stipendio dell’Ucraina in quanto parlamentare, dovrà dare una bella svegliata ai suoi, perché una partita così è subito da dimenticare.
Ma si deve parlare tanto di colpe dell’Ucraina quanto di meriti della Spagna, con le «Furie rosse» che più furie di così non potevano essere, con un gioco scintillante, tutto velocità e movimento, possesso palla e conclusioni a ripetizione: insomma, un autentico spettacolo. E l’impressione che questa Spagna targata Luis Aragones (con Raul in panchina) ha dato è addirittura devastante. Perché, a eccezione del Brasile, una squadra che si presenta in campo con tre punte pure non l’avevamo ancora vista: l’inglese Luis Garcia, Villa, el niño Fernando Torres, tre tipetti immarcabili, con i piedi buoni e una velocità da sprinter. Insomma, il meglio che si possa pretendere da una punta e in questa Spagna sono addirittura in tre a fare la differenza.
Peccato che a guastare la giornata abbia pensato l’arbitro ticinese Massimo Busacca, che a inizio di ripresa sistema la pietra tombale sul match inventandosi un rigore (trasformato da Villa) ed espellendo Vashchuck, reo di avere, come ultimo uomo, leggermente trattenuto per i pantaloncini il lanciato Torres che riesce a divincolarsi e a tirare in tutta tranquillità. Un brutto episodio che mal depone sulle qualità del 37enne fischietto di Bellinzona considerato l’erede di Urs Meier, che ora rischia l’espulsione dal mondiale, ma ieri miseramente fallito con un doppio provvedimento inesistente.
Parte forte la Spagna: al 3’ un tiro di Xavi esce di poco; reagisce l’Ucraina un minuto dopo con un colpo di testa di Yeserski, alto. Al 6’ furia Torres vola sulla sinistra, entra in area ma il pallone finisce in angolo. Al 13’ gran tiro di Senna e risposta di Shovkovski in angolo. Dalla bandierina Xabi Alonso anticipa tutti e infila il portiere ucraino. Al 17’ punizione dal limite: calcia David Villa, Rusol devia in barriera e siamo 2-0. Al 32’ primo tiro in porta ucraino, di Voronin, parato a terra da Casillas.
La ripresa si apre con il pasticcio Busacca e arriva dal dischetto il 3-0 (doppietta dell’attaccante del Valencia) con l’Ucraina che, in dieci, alza definitivamente bandiera bianca. Proprio Villa al 10’ lascia il posto a Raul (96 presenze e 43 gol con le Furie Rosse) ed è proprio il madridista a cercare invano la rete personale al 16’. Dall'altra parte gran destro di Voronin dal vertice destro dell’area di rigore e palla fuori d’un soffio sul palo opposto. Al 28’ cross da destra per Rebrov che, solo sul dischetto, spara altissimo di destro. E al 36’ arriva il sigillo del niño Fernando Torres.

Sontuoso assolo di Puyol che affonda fino al limite, scambia con Torres e Senna e quindi serve l'attaccante dell'Atletico Madrid che infila Shovkovsky con una rasoiata di destro. A 2’ dal termine Shovkovsky toglie dall’angolino un tiro di Albelda: il 5-0 sarebbe stato davvero troppo.

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