Furti, aggressioni e lotta tra clan: «Assediati da romeni e albanesi»

In città oltre 10mila zingari e 200 aree a rischio: presto un incontro col console romeno

In principio era il fuoco, strani roghi a orologeria che devastavano i campi rom (abusivi) della città e costringevano le autorità locali a fare i salti mortali per dar loro un altro tetto, la salvezza dalle trappole di legno e lamiera. Oggi sono le botte in stile «spedizione punitiva» e i colpi di pistola a segnare l’inversione di tendenza. L’intera estate è stata costellata dalla violenza di marca straniera, in particolare romena e rom. Dal duplice omicidio in famiglia a Muggiano al pestaggio per ristabilire gli equilibri tra le bande dell’Ortomercato e della periferia sud.
Sono gli ultimi allarmanti episodi di una lista che, per il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, «sembra non finire mai». «Siamo sotto assedio. La criminalità predatoria, con la componente romena e albanese in primo piano, non dà tregua. Nel fine settimana la prova che i “soliti noti” sono attivi più di prima: un romeno ha provato a rubare un autobus in via Zarotto, tre albanesi sono stati sorpresi a entrare in un appartamento abitato da anziani malati, in viale Certosa altri due giovani di Bucarest stavano rubando alla Rinascente e hanno aggredito una guardia giurata», elenca il vicesindaco. Consapevole che le emergenze «non nascono in questi giorni ma sono documentate in un Protocollo d’intesa con il Viminale datato settembre 2006, praticamente un anno fa. In tutto questo tempo il ministro Amato ha temporeggiato, a parte l’invio di qualche rinforzo per polizia e carabinieri. A maggio, il Patto per la sicurezza della città ha previsto l’istituzione del Commissario straordinario per l’emergenza nomadi e clandestini: stanno ancora preparando il decreto di nomina. Non vorrei che si aspettasse qualcosa di veramente grave prima di passare dalle intenzioni ai fatti». Intanto Milano vuole bypassare le esitazioni di Roma, e così De Corato s’è attaccato al telefono. «La settimana prossima vedrò il console romeno, Mircea Gheordunescu. Almeno lui può parlare con i capi clan romeni, convincerli a mettere fine a questa guerra. Quanto ai rom, il governo deve muoversi a convocare il tavolo tra le istituzioni: serve un numero chiuso definitivo alle presenze, 10mila zingari e 200 aree a rischio sono cifre insostenibili per noi».
Concetto molto chiaro anche a Davide Boni, capodelegazione della Lega Nord in giunta regionale lombarda e assessore al Territorio. «Insostenibile e inammissibile. Già le poche forze dell’ordine messe a disposizione dal governo faticano a tenere sotto controllo la situazione, ora devono pure impedire i regolamenti di conti tra le bande che occupano gli insediamenti della Regione. Se per questi “signori” è normale risolvere le liti familiari con i coltelli e le pistole, noi non possiamo tollerare alcuna faida.

Anzi, ciò rappresenta l’ennesima dimostrazione che per le istituzioni non vale la pena spendere un solo euro in politiche a favore dei criminali». Per Boni la ricetta è una sola: «Identificare i responsabili e rispedirli, prima che sia troppo tardi, al loro Paese d’origine».

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