Furti, molestie e forse altri stupri: la verità che sconvolge Lanciano

Un terzo giovane potrebbe finire in manette. Il sindaco accusa: «Di quella banda sapevano tutti, ma a scuola hanno taciuto per evitare scandali»

Furti, molestie e forse altri stupri: la verità che sconvolge Lanciano

Teodora Poeta

da Lanciano (Chieti)

Potrebbe essere questione di ore l’arresto del terzo ragazzo del branco coinvolto nello stupro di una quindicenne di Lanciano, avvenuto la notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre, all’interno di un tunnel poco distante dalla discoteca dove la giovane si trovava con le amiche. L’indagine dei carabinieri prosegue velocemente, anche perché «c’è il chiaro sentore che ci possano essere altri casi simili», spiegano gli investigatori. Altre violenze di gruppo, che, per la città, significherebbero la conferma dell’esistenza di un disagio giovanile diffuso. Lanciano, però, sapeva. Così come sapeva il sindaco. «Il capobranco era conosciuto - ammette il primo cittadino di Lanciano, Filippo Paolini -. Lo scorso anno ho denunciato ai servizi sociali alcuni membri di questa baby gang perché davano fastidio a scuola. Si tratta di due minorenni. Uno è un rom. Purtroppo, però, né le famiglie, né le scuole ci hanno mai aiutato». Il sindaco attacca duramente i vertici scolastici: «Non parlano perché non vogliono che si dica che quell’istituto è frequentato da cattivi ragazzi». Ma la realtà sembra davvero questa. Quando Paolini ha affrontato con i suoi due figli, uno di 11, l’altro di 14 anni, la vicenda delle due violenze sessuali in città, il più piccolo gli ha risposto che non andava più a giocare a calcio all’ippodromo «perché c’è un gruppo di ragazzi che dà fastidio a tutti». Minacciano i coetanei e rubano spiccioli e cellulari. Ma anche questo si sapeva. Eppure, da una ricerca condotta dall’amministrazione comunale sui bisogni dei giovani residenti nel Comune di Lanciano, non emergono grossi problemi. I due casi di violenze sessuali denunciati in pochissimo tempo descrivono però una realtà diversa. La prima violenza ha visto coinvolta una quattordicenne e sabato scorso la polizia ha arrestato quattro minorenni. Il secondo, invece, riguarda una quindicenne, caduta in una trappola escogitata dal ragazzo maggiorenne che l’aveva convinta a seguirlo fuori dal locale. In questo caso le indagini sono condotte dai carabinieri e in carcere sono già finiti due ragazzi, uno dei quali maggiorenne e fratello di uno dei minori arrestati per la prima violenza. Il prefetto di Chieti, Aldo Vaccaro, ha convocato per lunedì il Comitato per la sicurezza, mentre il sindaco, in settimana, incontrerà tutti i presidi delle scuole superiori della zona. «In questo momento è necessario prendere alcune misure di sicurezza, da stabilire insieme, per evitare emulazioni da parte dei giovani - aggiunge Paolini -. Il fenomeno del bullismo è grave, ma non bisogna criminalizzare una città intera».
Nel gruppo di circa 15 bulli che ha terrorizzato i coetanei ce ne sono alcuni che hanno un forte ascendente sulle ragazze - precisa il vicecomandante dei carabinieri di Lanciano, il tenente Piero Antonini -. La quindicenne vittima della violenza non ha mai nascosto di avere nutrito simpatia per uno dei tre suoi aguzzini. Ma è chiaro che sia i due ragazzi che abbiamo arrestato noi, sia i quattro minorenni presi, invece, dalla polizia per la violenza sulla quattordicenne, fanno parte dello stesso gruppo». Uno branco che, in pochi anni, è passato da piccoli atti vandalici, a vere e proprie violenze criminali.

«Le famiglie dei ragazzi arrestati sono ben inserite nel tessuto sociale cittadino - spiega il tenente Antonini - e vivono quasi tutte nel quartiere di Santa Rita». Un quartiere popolare, ma non degradato. In città, però, non tutti credono ai racconti delle due vittime. «Forse una di loro si è solo voluta vendicare», commenta un uomo in un bar. Ed è il pensiero di molti.

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