Furti, risse e riciclaggio ma il Cpt è pieno e il giudice lo rilascia

L’assassino doveva lasciare l’Italia a maggio, ma si è rimesso a rubare. Al processo ha detto: «Mia moglie è incinta». Ed è tornato in libertà

da Roma

Ladro «patentato», Ignatiuc Vasile ha solo 23 anni ma una carriera criminale di tutto rispetto. Specializzato nel furto di motorini, maxi-scooter e moto di grossa cilindrata, del decreto d’espulsione emesso contro di lui alla fine di maggio se ne infischiava. Arrivato in Italia tra il 2005 e il 2006 dalla Moldavia, Vasile entra ben presto nel grosso giro dei ricettatori della capitale. Quello che fa capo a carrozzieri senza scrupoli e officine compiacenti che riciclano motori e «ribattono» ad arte numeri di telaio e libretti di circolazione. Per il casellario giudiziario è uno straniero senza fissa dimora, un homeless dei tanti che mangiano a scrocco alla mensa universitaria o a quella dei poveri.
Ben presto, però, viene arrestato alla guida di moto rubate ma in poco tempo riconquista la libertà. I precedenti penali parlano anche di denunce per rissa aggravata: il giovane ha un carattere molto irascibile e nella mala romana sono in tanti a temerlo. Lo chiamano «Blockster» per la sua abilità a neutralizzare ogni tipo di antifurto. Per lui «craccare» centraline elettroniche e «immobilizer» delle costose moto giapponesi è uno scherzo da ragazzi.
Di notte gira in lungo e in largo i quartieri bene della capitale, alla ricerca continua di «prede» scintillanti lasciate incustodite. Le moto preferisce caricarle direttamente su furgoni, sempre rubati, attrezzati al meglio per il trasbordo e la successiva consegna al ricettatore di turno. Pedana rientrante, cesoie professionali per eliminare catene e lucchetti, corde e verricelli per bloccare le due ruote all’interno dei camioncini. Come quelle rinvenute dagli inquirenti nel Fiat Ducato bianco rubato una ventina di giorni fa dalle parti del forte Bravetta, lungo la via Portuense.
E qui il giallo sul mancato inserimento della denuncia di furto. Secondo indiscrezioni, infatti, l’altra sera al primo controllo degli agenti sul mezzo in fuga la targa risultava «pulita». Insomma al Ced, il Centro elaborazione con il terminale centrale e la banca dati della Questura, non c’è notizia sul mezzo oggetto di furto avvenuto il 27 giugno. Denuncia regolarmente presentata ai carabinieri di zona. Cosa è successo? I militari avrebbero segnalato la cosa in ritardo oppure l’inserimento è saltato per una svista o un errore informatico tutto da verificare? Certo è che il Ducato bianco girava indisturbato per le strade di Roma da quasi 3 settimane. La sua andatura particolare a tarda notte fra le strade dei Parioli, però, ha insospettito l'equipaggio di una volante, in perlustrazione per evitare furti e rapine. Alla richiesta di fermarsi la fuga finita in tragedia.
Vasile, però, non doveva essere in Italia. Secondo la Prefettura di Roma il 19 maggio scorso il ventitreenne viene colpito da un decreto d’espulsione in seguito a un fermo avvenuto giorni prima. Il giovane clandestino dovrebbe finire al Cpt, il Centro di permanenza temporanea per immigrati di Ponte Galeria, Fiumicino. Ma non c’è posto e Vasile torna in libertà. Passano altri giorni. Il moldavo viene fermato su una moto rubata e arrestato dai carabinieri di Colleferro, sempre in provincia di Roma, il 5 giugno. Il giorno dopo, il 6 giugno, viene processato per direttissima al Tribunale di Velletri. Al giudice dice di essere rimasto in Italia per assistere la moglie incinta. Così il magistrato, nonostante il provvedimento di espulsione, lo rilascia in attesa di verifiche.


«Al di là delle scelte del Tribunale di Velletri - spiega il sindaco di Roma Gianni Alemanno - si dimostra quello che abbiamo sempre sostenuto, cioè che all’interno del Patto per Roma bisogna prevedere un potenziamento del Cpt, perché l’attuale non è sufficiente per Roma che deve servire anche altre regioni, come la Toscana che per ragioni ideologiche non ha il Cpt».

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