Furti in villa, presa la banda degli albanesi

Furti in villa, presa la banda degli albanesi

Per alcuni mesi hanno seminato il panico saccheggiando le ville di mezza Italia, ma, alla fine, quattro albanesi - tutti clandestini - residenti a Tor Bella Monaca, hanno dovuto arrendersi ai carabinieri della compagnia di Viterbo che li hanno acciuffati e arrestati. Un lavoro di indagine serrato, coordinato dalla dottoressa Paola Conti, della Procura della Repubblica di Viterbo, quello che ha portato a sgominare la banda e a fermare Nikolin Salluk, 27 anni; Fatmira Gjoni, 27 anni, Altin Salluk, 27 anni, e Arjan Salluk, 20 anni. Secondo quanto ricostruito, i malviventi avrebbero messo a segno furti a Alessandria, Castiglione del Lago (Pg), Narni (Tr), Vitorchiano (Vt), Terracina (Lt), Aprilia (Lt), sempre seguendo un copione ben preciso.
I quattro arrivavano in una zona che avevano già individuato e studiato, dopo un’attenta ricognizione, effettuavano il colpo, impiegando per gli spostamenti auto rubate (una di queste, una Golf, fu ritrovata proprio a qualche ora dai furti avvenuti a Vitorchiano nei pressi di Bagnaia). Di solito prendevano di mira abitazioni isolate in cui si infiltravano, incuranti della presenza o meno dei proprietari, praticando un foro sugli infissi, con una affilata punta di trapano a cui avevano applicato un’impugnatura, utilizzando poi una sottile leva in ferro(ricavata dal manico di un secchio), per aprire la maniglia interna. A questo punto i ladri si toglievano le scarpe al fine di non fare rumore, da qui il nome di «Piedi neri» dato all’operazione dei carabinieri. Una volta entrati nell’abitazione rubavano quanto possibile. Se scoperti - come è capitato - si allontanavano nelle campagne, chiamando al cellulare, altri complici che li andavano a prendere. Primo passo falso commesso dai malviventi. Infatti proprio grazie a una minuziosa analisi del traffico telefonico nella zona interessata dai furti e nelle ore in cui questi sono avvenuti, i carabinieri sono riusciti ad individuare i componenti della banda. L’attività di indagine, però, è stata resa ancora più difficile dal fatto che gli indagati, oltre a parlare nella loro lingua madre, non erano naturalmente gli intestatari delle schede telefoniche intercettate, e inoltre si muovevano in continuazione su tutto il territorio nazionale per commettere altri furti. La svolta nelle indagini è giunta quando la donna, Fatmira Gjoni, prostituta, avendo subìto una rapina da un cliente, ha sporto denuncia ai carabinieri di Roma. Secondo passo falso. Da lei si è risaliti al resto della banda, che dalle intercettazioni è risultata quotidianamente impegnata a studiare il modo per mettere a segno colpi in tutta Italia , per poi tornare di tanto in tanto alla base, nella borgata romana di Tor Bella Monaca, dove l’altra sera li hanno attesi i carabinieri di Viterbo. Al momento del fermo, i quattro soggetti, a bordo di una Bmw di grossa cilindrata, hanno tentato di far perdere le proprie tracce ma sono stati bloccati dopo un lungo inseguimento sulla Casilina.

Nel corso di perquisizioni domiciliari, sono stati rinvenuti alcuni oggetti di valore, con tutta probabilità rubati, su cui sono in corso accertamenti: una decina di orologi di varie marche; numerosi telefoni cellulari; un televisore al plasma; una console per Playstation 3 e 850 euro in contanti. I quattro si trovano ora rinchiusi nelle carceri di «Regina Coeli» e di «Rebibbia femminile», a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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