da Milano
Abertis e Autostrade cercano di superare lopposizione politica in Italia al loro progetto di fusione da 14 miliardi di euro. Oggi è la volta del primo incontro con i vertici dellAnas, l'autorità che ha dato la concessione per la gestione delle autostrade. «Andiamo preparati per proporre soluzioni ai problemi che ci hanno posto» - ha spiegato il presidente di Autostrade Gian Maria Gros Pietro. Ma secondo il presidente dellAnas Vincenzo Pozzi un solo incontro non sarà sufficiente. LAnas ha chiesto infatti diverse delucidazioni tra cui la presenza della società di costruzioni spagnola Acs nellazionariato, eventualità che sarebbe contraria agli accordi previsti dalla concessione. Tra i punti nodali ci sono anche le garanzie sugli investimenti e sulla natura e lesistenza dei patti parasociali. In merito alla governance, sull'ipotesi circolata nei giorni scorsi di una presidenza, Gros-Pietro dice di non averne mai parlato: «La governance che abbiamo illustrato, che è l'unica di cui abbiamo parlato con gli spagnoli, è perfettamente equilibrata con un amministratore delegato scelto di comune accordo. Questa volta- ha detto ancora Gros Pietro - è spagnolo ma la prossima volta potrebbe essere tedesco, inglese, francese e perché no italiano». Nell'accordo preliminare della fusione infatti, Abertis e Autostrade hanno stabilito un cda paritetico a capo del quale andrà l'attuale amministratore delegato di Abertis, Salvador Alemany, con due presidenti e due vice, in rappresentanza di ciascuna della due società.
In questo contesto gli analisti sottolineano il recente accordo del cda degli spagnoli per dare un maggiore peso azionario ai soci italiani, con l'impegno a cedere il 13,3 che Abertis ha in Schemaventotto tutto ad azionisti italiani. «Ora sta ai soci italiani - ha detto Gros Pietro -vedere come fare buon uso di queste risorse».
Secondo i termini della fusione, questo 13,3% corrisponde a un 3,3% della nuova Abertis. A fusione avvenuta Schemaventotto, con eventuali nuovi soci italiani, avrebbe il 24,9% della nuova società, mentre la quota della spagnola sarebbe attorno al 12,5% e quella de La Caixa a quota 11,7%.
Sul fronte dei movimenti azionari Lehman Brothers Holdings è scesa sotto il 2%.
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