La fusione con Torino

L’ultimo deragliamento di un «suo» tram l’ha saputo al telefono. Dall’altra parte della cornetta era Letizia Moratti. Chiamata aspra e senza troppi complimenti, quella del sindaco di Milano. Ma, lui, Elio Catania, lo scorso martedì, aveva altro da fare: era a Torino per realizzare un colosso da 1.200 milioni di euro. Sì, la fusione tra Milano e Torino, tra le due rispettive aziende tramviarie: Atm e Gtt. Matrimonio voluto sia dal sindaco Moratti che da Sergio Chiamparino e benedetto da Banca Intesa-San Paolo che, tra l’altro, vede Catania nel consiglio di gestione.
Ma c’è chi frena le voglie di annessione delle municipalizzate, «troppi rischi per una fusione che non sarà affatto paritaria e non perché l’azienda milanese ha un fatturato superiore al 50 per cento rispetto a quella piemontese» afferma il gruppo regionale piemontese di Forza Italia per bocca di Ugo Cavallera. Un’integrazione con ripercussioni sindacali, secondo i sindacati: «Catania lo nega ma in gioco ci sono cinquecento e più posti di lavoro perché la ricerca delle economie di scala si declina in tagli». Catania però dribbla: «Puntiamo allo sviluppo. E sviluppo vuol dire crescita». Giancarlo Guiati, presidente di Gtt, sottoscrive: «Le sinergie che deriverebbero dall’unione delle due società saranno nell’ordine di centinaia di milioni di euro e ottenute tra l’altro nel campo degli acquisti, della manutenzione e del sistema amministrativo».
Virgolettati che non smentiscono però il timore dei cinquecento e più tagli del personale. Anzi, l’aggregazione può portare a «un aumento dei mezzi pubblici, una migliore logistica ma anche ad una possibile esternalizzazione, come già accade in molti settori dell’Atm» riconferma il sindacato. Di certo, dalla fusione Atm-Gtt, sulla base del fatturato 2006, la nuova società si classificherebbe nona in Europa con 1.195 milioni di euro, tra la britannica Go Ahead (2.050) e la francese Transdev (1.014). Prima resterebbe la francese Veolia Transport (4.865), seconda la britannica First Group (4.243) e terza la francese Ratp (3.71). Numeri da colossi del trasporto pubblico, competitività che per Chiamparino «non possiamo subire passivamente».
Sul fronte operativo sembra certa l’accettazione di un modello di fusione dove Atm pur pesando di più è pronta ad una gestione alla pari, blindata e garantita nel tempo da una finanziaria dove finirebbero le azioni del Comuni che controllano la Newco. Soluzione che il Pdl sta studiando anche rispetto all’autonomia delle stesse aziende e alla divisione delle deleghe tra il presidente del gruppo Atm-Gtt che sarebbe di nomina Newco e in quota a Torino mentre l’amministratore delegato sarebbe in quota a Milano.

Al primo, oltre all’indirizzo e alla verifica, Gtt vorrebbe pure che gli fosse affidato anche un potere di controllo. Di questo, c’è da esserne sicuri, Catania sarà chiamato a rispondere martedì prossimo davanti alla commissione Trasporti di Palazzo Marino.

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