«Ho scritto questo libro perché avevo bisogno di una pomata da spalmare sul cuore». Proprio così, una pomata, da spalmare sul cuore. Non si è sbagliato sull'ultima parola, non è una confessione proctologica, è la pomata magica di Massimo Gramellini, un vero fenomeno del salotto radical kitsch, infatti è tutt'uno con il paraguro del tempo che fa, Fabio Fazio, dove finisce l'uno inizia l'altro e finiscono entrambi. Comunque, neppure Susanna Tamaro è mai arrivata alla pomata sul cuore, giusto il papa pop con la scatoletta di Misericordina contenente un rosario. Gramellini è uno che, con questo cuore impomatato di se stesso, ogni giorno fa la morale a qualcuno. L'ultima a Gasparri, perché ha chiesto scusa agli handicappati per un'uscita infelice. Meno infelice di tante uscite della Littizzetto, ma l'ha detta Gasparri, uno stronzo. Gli fa la morale prima per l'uscita, e poi, incredibile, per l'entrata, perché Gasparri ha chiesto scusa, eh no, troppo facile chiedere scusa. Doveva come minimo suicidarsi. Anche perché Gramellini non chiede mai scusa, eppure ne avrebbe di cose di cui scusarsi. Io per esempio, essendo uno scrittore, se fossi Gramellini mi scuserei anzitutto per essere Gramellini, perché c'è un limite a tutto. Mi scuserei per aver sostituito l'intellettuale organico con l'Harmony del salotto buono, per essere il bigliettino vivente di un Bacio Perugina biodegradabile, una Wanna Marchi del populismo buonista e sentimentalista (che però a sinistra si dice popolare), o almeno mi scuserei di prendere due stipendi: uno dalla Rai, servizio pubblico, e uno dalla Stampa. In generale dovrebbe scusarsi con la cultura per essere uno dei tanti onnipresenti «e scrittore», nel caso specifico vicedirettore e scrittore, a discapito degli scrittori veri. Sappiate che quando leggete «e scrittore», ormai nei sottopancia televisivi di chiunque, c'è sempre un'arroganza, una vanità mal riposta, una coda di pavone posticcia a buon mercato, una mancanza di rispetto per la letteratura. Dostoevskij la chiamava «la sfrontatezza dell'ingenuità». Però Gramellini ha il cuore spalmato dei suoi romanzini, non ha sensi di colpa, la pomata è magica, e tra l'altro vende, e se criticate uno che vende qualcuno vi risponde che siete invidiosi. Come se Gualtiero Marchesi non potesse criticare il Mc Donald's perché è invidioso. E poi d'accordo, Gramellini vende, e per forza: oltre che sul cuore, i suoi libri li spalma dappertutto: dall'amico Fabio Fazio, dall'amica Lilli Gruber, dall'amica Daria Bignardi, perfino dall'amica Barbara D'Urso (me l'ha detto l'altro giorno: «non toccarmi il mio amico Gramellini!»), tutti colleghi «e scrittori». A parte la D'Urso, la quale pur avendo scritto dei libri (e per fortuna non romanzi), non ha pretese e più onestamente si definisce «conduttrice e attrice». Ci vorrebbe poco a programmare un generatore automatico di aforismi di Gramellini, basta mettere cuore, amore, anima, sogno, magia, favola a ogni frase, sebbene perfino Veltroni (altro «e scrittore») li avrebbe cestinati. Tipo: «Fai bei sogni. Anzi, fateli insieme. Insieme valgono di più». Magari in questo caso non è una cazzata, ma un manifesto per coppie di eroinomani. Spesso amore, sogno, magia e favola li infila anche nelle stesse tre righe, un'infinita supercazzola dell'anima. «Innamorarsi è raro, ma non difficile. La vera impresa è conservare quel sogno d'amore anche dopo la trasformazione in realtà. Perché incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola». Ha anche concepito la descrizione di un bacio più comica del mondo: «Protesi le labbra verso le sue, ma non dovetti compiere l'intero percorso perché me le trovai addosso a metà strada». L'ultimo librino pomata del cuore si intitola Avrò cura di te, lo ha scritto a quattro mani con l'amica Chiara Gamberale («siamo amici da vent'anni», sono sempre tutti amici), una scrittrice del cuore che ha avuto il coraggio di farsi spalmare il cuore da Gramellini, non le bastava il suo. Ma sentite qui: il personaggio della Gamberale si chiama Gioconda, una ragazza disperata, l'altra voce è un angelo custode, Gramellini, interpellato epistolarmente da Gioconda. «A me piace fare domande» dice la Gamberale. «Massimo è bravo nel dare risposte». Ora, se una si fa dare delle risposte da Gramellini ci credo che è disperata, dovrebbe andare da un terapista serio. E comunque lui risponde, risponde sempre, figuriamoci se se lo fa chiedere due volte, uno sfornatore di aforismi del suo calibro. «Spesso le urla che fanno più male sono quelle pronunciate sottovoce» sentenzia l'angelo. Oppure: «Non posso impedirti di inciampare. Però posso mendicare il tuo piede ferito. E prenderti un braccio, fino a quando sarai in grado di camminare sulle tue gambe». Io piuttosto che farmi medicare da Gramellini me lo segherei il piede.Pinocchio ha schiacciato il Grillo Parlante per molto meno, e fra l'altro rispetto all'angelo di Gramellini il Grillo di Collodi era Proust. Un'altra chicca è la sua rubrica spalmata sulla Stampa, che si chiama «Buongiorno». Un sermone quotidiano con delle storie strappalacrime, strappasospiri, strappapalle, strappatutto. Di recente la storia di un pescatore che ha salvato un pinguino e il pinguino che fa chilometri per tornarlo a trovare ogni anno, e Gramellini te la racconta col cuore in mano, e ecco la morale della favola: «La gratuità dell'amore genera gratitudine, almeno nei pinguini. Non è buonismo. Pinguinismo semmai». Nel frattempo finisce l'anno, siamo sotto le feste, e il pinguinista pensa: «Mi resta un anno per smettere di essere pigro e vigliacco. Per foderarmi gli orecchi con la cera della passione». Neppure Mauro Corona, che non si fa una doccia da tre mesi, la cera della passione nelle orecchie. D'altra parte secondo Gramellini «le donne non si conquistano con le corde vocali, ma con gli orecchi». Prendi un cotton fioc, ti togli il cerume dell'amore, lo spalmi con la pomata del cuore, protendi le labbra a metà percorso, la porti all'acquario di Genova a vedere i pinguini e l'hai conquistata. In ogni caso Gramellini parla spesso anche di cose serie, politiche. Per esempio interviene sulle unioni civili e scrive: «In natura ogni creazione presuppone un maschio e una femmina». Più che «Buongiorno» la rubrica dovrebbe chiamarsi «Buonanotte scienza». L'intero universo, le galassie, il sistema solare, la Terra, non ha avuto bisogno di maschi e di femmine per crearsi.
E la stessa vita sulla Terra è andata avanti per miliardi di anni con cellule procariotiche e eucariotiche, senza contare gli organismi e gli animali ermafroditi o che si riproducono per partenogenesi. Tuttavia forse Gramellini ha scritto creazione ma intendeva procreazione. Ma allora è probabile che invece di cuore volesse dire culo, e in tal caso va riletto tutto in un'altra chiave, e con un'altra pomata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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