La vertenza su Pomigliano dArco, determinante per il successivo sviluppo del progetto «Fabbrica Italia» del gruppo Fiat, è giunto alla fase decisiva. Se nei prossimi giorni il dibattito tra le organizzazioni sindacali non porterà a una convergenza, il Lingotto sarà costretto a modificare i suoi piani. È sempre la Fiom, in questi giorni, a tenere banco e a fare le pulci alla nuova piattaforma lavorativa messa a punto dagli uomini di Sergio Marchionne. Le richieste del gruppo industriale, infatti, non si limitano allaumento dei turni (18) e delle ore di straordinario (80). Il documento sottoposto ai sindacati contiene 14 punti, in pratica le condizioni giudicate essenziali per poter investire 700 milioni nello stabilimento di Pomigliano dArco e produrvi così la nuova Fiat Panda. Ecco che cosa chiede la Fiat, oltre ai 18 turni e alle 80 ore aggiuntive di straordinario in deroga al contratto nazionale e senza prevviso al consiglio di fabbrica: riduzione delle pause del 25%, spostamento della mensa a fine turno, facoltà di variare il numero di vetture da produrre nella giornata. E ancora: riforma della pianta organica tra lavoratori diretti e indiretti, nessun pagamento per i primi tre gioni di malattia, formazione dei lavoratori durante il periodo di cassa integrazione senza costi aggiuntivi per lazienda e inseririmento di queste norme in un nuovo contratto da sottoporre individualmente a tutti gli operai. Inoltre, Marchionne intende sanzionare il sindacato che non rispetterà tali accordi e riformulare il ruolo delle Rsu, cioè del consiglio di fabbrica. Altri punti al centro del negoziato riguardano i permessi in occasione degli appuntamenti elettorali, la possibilità della direzione di spostare un lavoratore in una delle aziende dellindotto nel raggio di 50 chilometri e, infine, il nuovo metodo di lavoro lungo la linea di assemblaggio che, secondo il sindacato, comporterebbe problemi fisici alloperaio. Con lapplicazione del sistema Ergouas, secondo il gruppo, le postazioni di lavoro sono progettate in modo ergonomico e si «eliminano» i rischi per la salute dei lavoratori. Per la Fiom si tratta, però, di «affermazioni infondate perché Fiat, utilizzando tale sistema, non può garantire leliminazione dei rischi a livello muscolo-scheletrico in quanto utilizza una metodologia non certificata dalle normative obbligatorie previste per legge. Inoltre, se Torino con Ergouas migliora gli aspetti ergonomici delle postazioni di lavoro, ma intensifica i ritmi della prestazione, il valore dellindice di rischio finale per la salute dei lavoratori rimane elevato».
Ecco, dunque, i nodi sui quali verte la discussione e che dovranno essere sciolti nella prossima settimana, attraverso nuove proposte da portare sul tavolo finale della trattativa. I tempi stringono e Marchionne ha più volte fatto capire che il problema dovrà essere risolto, in un modo o nellaltro, prima dellestate.
In casa Fiat si è intanto sbloccata la vertenza Ferrari. In una nota, la casa del Cavallino ha sottolineato che «anche questa volta lazienda ha dimostrato come le persone siano al centro della propria strategia, impegnandosi nel garantire occupazione e preparando la società per le sfide future. Una strategia che comprende una serie di servizi alle persone e alle loro famiglie che insieme agli ambienti di lavoro hanno fatto della Ferrari una realtà allavanguardia nel mondo». Con i sindacati, da giorni sul piede di guerra, «è stato concordato il piano di esternalizzazioni di attività non core garantendo i posti di lavoro in aziende del territorio, oltre a un programma di prepensionamenti volontari».
Confermato poi il piano per linserimento definitivo di quasi 100 giovani, attualmente con contratto flessibile, e definita lerogazione di un importo pari a 1.200 euro a tutti i dipendenti con il prossimo stipendio di maggio.
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