nostro inviato a Francoforte
«Il terzo trimestre procede in linea con le aspettative. Al termine dei 9 mesi faremo i calcoli per vedere dove si arriverà alla fine dell'anno. Tempo fa avevo parlato di possibile revisione dei target riferendomi a indebitamento e risultato operativo. In totale dovremo andare oltre le aspettative. Ma, ripeto, aspettiamo i numeri». A Francoforte, tra gli stand del Salone dell'auto, Sergio Marchionne fa il punto su piani e scadenze del Lingotto. Parla delle oscillazioni del titolo in Borsa («ci sono investitori stranieri - dice l'ad Fiat - che hanno venduto; ora è l'occasione per comprare»); delle alleanze e dei progetti («forse ci sarà un altro accordo entro l'anno; nel 2009 avremo una nuova city-car»); di Termini Imerese («in qualsiasi parte del mondo un governo mette le aziende nelle condizioni di produrre senza perderci; il sito siciliano potrebbe produrre 200mila auto rispetto alle 80mila di oggi»); della Cina («con Chery la cooperazione si può ampliare, mentre per Nanjing è partita aperta»).
Domani, intanto, si conosceranno i dati mensili delle vendite di auto in Europa. Marchionne è prudente: «È un buon momento, ma il gruppo deve migliorare. La quota mercato degli 8 mesi sarà superiore a quella del 2006».
In Europa la Bravo stenta a decollare...
«In Italia questa vettura va bene e ha avuto successo in alcuni Paesi europei. Stiamo lavorando per ottenere il giusto potenziale».
E se il governo italiano non rinnovasse gli incentivi?
«Continueremo a combattere sul mercato. È indubbio che uno dei grandi problemi da risolvere è legato all'età avanzata del parco circolante. In Italia questi bonus hanno aiutato a risolvere il problema e continuerebbero a farlo».
Parliamo di Ferrari. Tra il 1° gennaio e il 31 luglio 2008 la Fiat potrà riprendersi il 5% nelle mani del socio arabo Mubadala. Quali sono le vostre intenzioni?
«Aspettiamo e vediamo. Consideriamo Ferrari parte del gruppo Fiat».
Intanto Fiat fa sentire sempre più il suo peso a Maranello. Lei è molto presente nel mondo del Cavallino. La vediamo ai gran premi; a Francoforte ha partecipato a una cena con il vertice Ferrari. Non c'era però l'ad (non è la prima volta) Jean Todt...
«Dico solo che abbiamo la fortuna di avere Luca di Montezemolo come presidente di Fiat e Ferrari».
Torniamo a Todt. Si mormora che la sua posizione di ad non sia più così tanto salda, indipendentemente dalla sentenza di oggi sulla spy-story...
«Non mi spiace la posizione di Todt, a me interessa vincere. Lui si occupa della F1. È stato un anno, come detto anche da Montezemolo, in cui i risultati sportivi non ci sono stati. Cosa che non fa certo piacere. Sulla spy-story mi aspetto giustizia. Ho fiducia».
Todt, quindi? La sua posizione è sicura?
«Non è una decisione che spetta a me, ma è un discorso da farsi con Montezemolo. Ce la vediamo io e lui».
Rimpasti in vista tra i primi livelli di Fiat Auto?
«Ho una grandissima squadra e la pressione sulle attività giornaliere è continua. Se cambiassi le persone lo farei per dare loro opportunità di crescita. Nelle posizioni che occupano ce li ho messi io. A loro voglio bene e continuo a spronarli».
Ora si attende il ritorno all'investment grade del giudizio su Fiat...
«Spero che le agenzie si allineino con la realtà dei fatti (il mercato già riconosce alla società il livello di investment grade, manca solo il giudizio delle agenzie, ndr). La cosa importante è vedere dove ci troviamo con l'indebitamento».
Il caso dei mutui subprime ha messo in discussione la credibilità di queste agenzie...
«Sono organizzazioni serie. Avranno modo di recuperare».
Nell'azionariato Fiat, tra le banche del convertendo, continua a esserci Unicredit con il 5% del capitale ordinario...
«Fino a ora ci hanno guadagnato e continuano ad avere fede. Ho mantenuto le promesse fatte nel 2004».
E lo sbarco di Iveco negli Usa?
«Ci stiamo lavorando e in qualche maniera ci vorrei arrivare.
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