Futuro a tre B: Blanc, Bettega, Benitez

TorinoQuindici giorni, due settimane appena, per scolpire la Juventus del futuro. È la scadenza finita sul tavolo di Jean Claude Blanc, presidente bianconero in carica, e a cui lavora anche Roberto Bettega, l’uomo di calcio chiamato a gestire l’emergenza. Entrambi, operativi a pieno titolo, hanno in testa la terza B con cui rilanciare il glorioso club, umiliato a Udine dalla dodicesima sconfitta: si tratta di Rafa Benitez, attuale plenipotenziario del Liverpool, spagnolo, da sempre sottoposto al fascino discreto del Real Madrid e tornato sul mercato per via dei tormenti finanziari vissuti a Liverpool.
È lui la prima scelta juventina nonostante le voci di segno diverso e le smentite collezionate sull’argomento. Il legale della Juve ha già risolto la spinosa questione della clausola, la trattativa perciò è in pieno svolgimento ed è rallentata non da particolari richieste di natura economica dal tecnico ma solo a causa della strategia dell’interessato, pronto a cogliere al volo una qualche chiamata proveniente dal Real e quindi in grado di offrire una risposta esauriente solo tra due settimane, alla scadenza preparata dalla dirigenza Juve. Ottenuta l’eventuale firma da Rafa, partirebbe subito il piano esecutivo con le tre B al comando, Blanc, Bettega e Benitez appunto cui spetterebbe la gestione delle scelte tecnico-tattiche oltre che quella, delicatissima, del mercato.
Dietro Benitez, il secondo candidato, a dispetto di altre interpretazioni di comodo, resiste il nome di Cesare Prandelli, attuale condottiero della Fiorentina. Quella di Firenze, realizzata nei giorni scorsi, è una tregua di facciata, sottoscritta nell’interesse di una conclusione felice della stagione viola: di fatto le parti, il tecnico e i fratelli Della Valle, sono rimaste sulle rispettive posizioni. Prandelli è ancora un obiettivo possibile, dunque, come sanno benissimo anche in federcalcio, Abete in testa. La terza ipotesi non è stata trasformata in una identità precisa perché a quel punto cambierebbe la stessa struttura del management bianconero: ogni pista può essere quella buona ma è bene pazientare due settimane prima di puntare su un giovane rampante (Allegri, per esempio) espressione del recentissimo calcio italiano piuttosto che su uno a sorpresa.
A questo punto si può ricavare un’altra notizia: non ci sono alle viste ridimensionamenti della figura operativa di Blanc, sul conto del quale non si placa la contestazione dei tifosi (sui muri di Vinovo ieri è apparsa una delle solite scritte, «Blanc torna al Tour de France») né il tam-tam sui blog che coinvolge direttamente anche l’azionista di riferimento, John Elkann. Blanc è rimasto in sella e si deve a una sua iniziativa la scelta di far sentire allo spogliatoio juventino tutto il peso della recente disfatta in materia di risultati. La frase non smentita «la società ha il dovere di pagarvi ma voi dovete meritarvelo» ha avuto l’effetto di una frustata sul viso di Buffon e soci, abituati nel recente passato a restare nelle retrovie e a subire gli effetti della rabbia del pubblico solo in determinate circostanze, dopo l’eliminazione dalla Champions, al culmine della clamorosa rimonta subita a Londra dal Fulham. Trattasi di una minaccia, non ancora di un provvedimento disciplinare che deve passare attraverso pratiche burocratiche (proposta a una commissione della Lega con relativa approvazione).
A ben vedere, più che una minaccia è una chiave di lettura per il futuro.

Dovesse continuare a sprofondare, la Juve, nei risultati, oltre che segnare il destino di Zaccheroni, metterebbe il gruppo nelle condizioni di diventare l’imputato numero uno da spedire alla sbarra e da sottoporre a processo popolare.

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