G20, intesa in cinque mosse su fisco, mercato e istituzioni. Brown: "No ai protezionismi"

Più poteri a Fmi e Banca mondiale, presto un vertice anche in Italia. Il leader britannico contro gli aiuti di stato Usa per il settore auto

nostro inviato a Washington

Accordo raggiunto, e non poteva essere altrimenti, al summit economico mondiale di Washington. Per la prima volta insieme, i leader dei Paesi avanzati e di quelli emergenti, si impegnano in un «piano d’azione» per la ripresa dell’economia e per migliorare la regolamentazione dei mercati finanziari internazionali. Accomunati dalla crisi, i vecchi e i nuovi ricchi del mondo richiedono una «risposta politica più ampia» di fronte alla recessione, da attuare in maniera coordinata anche se sarà poi ogni Paese a decidere le misure appropriate alla situazione di casa propria. «Dobbiamo adeguare la struttura regolatoria dei mercati al ventunesimo secolo - ha detto George Bush al termine del summit - ma senza distruggere l’iniziativa e l’innovazione, senza distruggere il libero mercato».
I capi di Stato e di governo del G20 si dichiarano «determinati a lavorare insieme per ristabilire la crescita economica globale e per stabilire le riforme necessarie al sistema finanziario mondiale». Alcune misure saranno prese a breve termine, per essere operative entro il prossimo 31 marzo. Ma siamo soltanto all’inizio di un lavoro lungo e profondo: una prossima riunione del G20 si terrà a Londra, entro il 30 aprile, per misurare i progressi fatti. E altri incontri saranno convocati per il futuro, ha aggiunto il presidente francese Nicolas Sarkozy. E aggiunge: «Un terzo vertice, dopo Londra, potrebbe tenersi in Italia».
Al termine di un incontro durato cinque ore, i leader che rappresentano l’85% del prodotto e due terzi della popolazione mondiale hanno prodotto un lunghissimo e dettagliato comunicato, denso di propositi e impegni. Maggiore cooperazione per il rilancio dell’economia; proposte concrete per la sorveglianza, la regolamentazione e la trasparenza dei mercati; nuovo ruolo per le istituzioni internazionali come il Fondo monetario; più peso ai Paesi emergenti; rifiuto del protezionismo, con l’impegno trovare entro l’anno un accordo per chiudere i negoziati commerciali Wto del Doha Round. «Il protezionismo è la rovina del mondo», ha detto il premier britannico Gordon Brown, annunciando che l’Europa si opporrà duramente a eventuali aiuti americani alle grandi industrie automobilistica di Detroit.
Gli aiuti all’auto non sono l’unico nodo da sciogliere. Anche sulla maggiore regolamentazione dei mercati finanziari si sono scontrate due visioni: una americana, ancora favorevole a garantire la maggiore libertà possibile agli operatori, e una europea, che spinge per regolamenti e controlli più stretti. Sui mercati finanziari, il lunghissimo documento conclusivo del summit fissa cinque punti fondamentali che riguardano il rafforzamento della trasparenza, il miglioramento delle regole, la promozione dell’integrità del mercato, il rafforzamento della cooperazione e la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali. Sarà istituito un «collegio dei supervisori» per monitorare le principali imprese finanziarie del mondo: una lista dei controllati sarà pronta entro la fine di marzo.
Saranno i mercati, domani, a esprimere un primo giudizio sull’esito del vertice di Washington. Ma è evidente che un solo meeting non possa risolvere i problemi del mondo: lo riconosce lo stesso presidente Bush che, con questo summit dà l’addio al palcoscenico internazionale. Siamo solo all’inizio di un processo che, ha aggiunto il presidente Usa, renderà più difficile il ripetersi di crisi come questa.

I prossimi summit vedranno protagonista il nuovo presidente, Barack Obama, che potrebbe essere più determinato del predecessore a regolamentare più strettamente il mondo della finanza: «La crisi è globale e richiede una risposta globale. Il lavoro sarà duro, e la strada lunga, ma usciremo dalla crisi».

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