Gabbie salariali, l'offensiva di Fini alla Lega

In campo la fondazione FareFuturo. Che in un editoriale se la prende anche con «la logica del fiorino» del Carroccio

L'offensiva di Gianfranco Fini sulle gabbie salariali è netta e decisa. Pur preferendo non parlare in prima persona, infatti, il presidente della Camera ha deciso di mettere in campo la sua fondazione FareFuturo. All'operazione sta lavorando il viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, che è anche segretario di FareFuturo, e il sottosegretario Pasquale Viespoli con la sua associazione Mezzogiorno Nazionale. I risultati del lavoro saranno presentati in Campania a metà ottobre durante due giornate di lavoro. Obiettivo del meeting delineare una nuova politica meridionalista basata su infrastrutture, innovazione, internazionalizzazione che concepisca il Sud come priorità nazionale nel quadro di una politica europea che ponga a sua volta il Mediterraneo come priorità dell'Unione.
Il documento che FareFuturo sta realizzando propone tra l'altro una banca di sviluppo internazionale, la fiscalità di vantaggio e una contrattazione aziendale decentrata che si basi sulla produttività e, quindi, sul merito e non certo su base territoriale. «Portiamo il Sud fuori dalle gabbie» è uno dei temi in discussione insieme con quello del federalismo delle opportunità, autonomia e responsabilità.
Intanto, sul web magazine della fondazione Filippo Rossi ironizza sulla Lega e «la logica del fiorino». «Cominciamo con un link a youtube», si legge nell'incipit del suo corsivo. È l'indimenticabile scena di Non ci resta che piangere con Massimo Troisi e Roberto Benigni. «Avete presente? Quella di "un fiorino!". Primo passaggio alla frontiere tra un comune e l'altro: "Chi siete? Cosa portate? Quanti siete? Un fiorino!". Cade un sacco: "Un fiorino!". Lo raccolgono: "Un fiorino!". Ripassano. "Un fiorino!"».

Ecco, chiosa FareFuturo, «le uscite della Lega di questi mesi assomigliano tanto, troppo, a quelle di quell'impiegato di frontiera tra due comuni medievali che reitera la richiesta in modo automatico, istintivo, quasi senza pensare». E lo fa «solo per sancire burocraticamente una differenza minimale e minoritaria, un'appartenenza territoriale fuori dalla storia e fuori tempo massimo».+

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