Gaia Trussardi fa i conti con la morte del padre e del fratello

Un libro delicato, dove la poesia incontra la prosa. La storia esemplare di una famiglia lombarda

Gaia Trussardi fa i conti con la morte del padre e del fratello
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Prima di leggere questo libro di Gaia Trussardi Cara Morte, amica mia (Brioschi editore, pagg. 152, euro 18) avevo un pregiudizio insieme di simpatia e diffidenza, nato dalla mia esperienza e conoscenza degli uomini in generale (e delle donne, anche se esse sono spesso sorprendenti), e dei protagonisti della specifica storia tragica che trafisse lei e la sua famiglia, non una ma due volte, con colpi di lancia identici, tirati di notte, dalla "Cara Morte". Come fa a essere "cara" quella brutta bestia che le portò via dapprima, nel 1999, il padre, Nicola, geniale e vincente imprenditore di moda; e che non sazia falciò il primogenito Francesco nel 2003. Avevano la passione per la velocità, raffigurata nel marchio della casa dall'elegante e inquieto levriero. Due schianti, la telefonata, la desolazione; manca la terra sotto i piedi; la mamma chioccia, Maria Luisa Gavazzeni, cavaliere del Lavoro, che tiene insieme i superstiti (le due figlie. Oltre a Gaia c'è Beatrice, e il figlio minore, Tommaso).

Racconta tutto, Gaia, in questo bel libro - insieme spietato, dolce e sincero - che è mescolanza di poesia e prosa. Ci sono le lettere indirizzate alla feroce e cara "Amica Morte", la quale si palesa piano piano francescanamente come una sorella con cui conversare con intensità. Solo in questo modo si esce dall'angoscia per le perdite irreparabili che essa determina nelle nostre vite. Chi fugge il rapporto con lei quasi fosse la peste (tanto, arriverà comunque), sarà lontano dalla pace, e diventerà impossibile avere una memoria autentica dei propri cari, nella certezza che essi vivono, sono presenti, non sono evaporati nel nulla e li rincontreremo, in un al di là cosmico, dove ciascuno è una scintilla di vita nel tutto. Nulla a che fare con il cattolicesimo, nessun inferno o paradiso, piuttosto una versione personale appresa dalle religioni e filosofie orientali, con il flusso luminoso della vita. Contenta lei. Io ho una visione alquanto più desolata del destino post-mortem.

Alle epistole si alternano capitoli di struggente racconto di amore paterno, si precipita con lei nell'abisso della perdita ("Morte avevi preso mio padre, il mio tutto, avevi preso me"), con il successivo tentativo di distrarsene tenendo la testa occupata nel calcolo continuo delle calorie per nutrirsi sempre di meno, fino a ridursi a un attaccapanni scheletrico, lei che è bellissima. Infine un porto di pace, che non è quella del cimitero, ma una vita utile. Alle sue spalle, presenza azzurra come una fata, il mare dell'Isola d'Elba che lei ha attraversato, ancora bambina, su un catamarano sperimentale, un levriero delle acque, guidato prima dal papà Nicola poi dal fratello Francesco, spericolatamente nella tempesta.

Perché ha scritto questo libro? Perché è brava a narrare e perché vuole comunicare quel che ha imparato dal dolore lancinante che dà la morte. Bisogna viverla, scrive, accettare il tempo del lutto, non occultarla. La Morte c'è, tanto vale saperla guardare con un filo di speranza.

Per confortare le sue tesi sulla necessità di non espellere la morte con trucchi patetici, e farsela invece amica, l'autrice si presenta per quello che è adesso: una signora 46enne, dallo sguardo chiaro e profondo. Non ha rifiutato le prove. Ha trovato equilibrio e serenità, comprende finalmente la sofferenza tremenda anche degli altri: quella della madre Maria Luisa soprattutto, che con animo fermo, autentica versione di Giobbe al femminile, con la solidità e il pudore delle donne lombarde, ha tenuto insieme famiglia e ditta. Oggi Gaia ha due figli, ed è legata all'attore Adriano Giannini, autore della foto di copertina che ritrae Gaia nel vento.

Sono tutt'e due figli d'arte, Adriano è infatti il rampollo del grande Giancarlo, e lei, a sua volta, ha ereditato virtù creative dai genitori. Laureata a Londra, prima del suo corso in sociologia, musicista dotata, generosa e missionaria, dopo aver abbandonato la famosa maison si dedica a progetti imprenditoriali sociali.

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