I fari dell'Unione Europea si accendono sulla legge italiana che impone l'etichettatura obbligatoria degli alimenti. E, a 48 ore dall'approvazione del provvedimento, perplessità e malumori iniziano a filtrare da Bruxelles, insieme all'ipotesi dell'apertura di una procedura di infrazione ai danni del nostro Paese.
Il primo richiamo scritto potrebbe arrivare già la prossima settimana ad opera del commissario europeo alla Salute e alla Politica per i Consumatori, John Dalli. Una lettera che dovrebbe mettere nero su bianco l'esistenza di un contrasto tra la normativa italiana e il diritto comunitario. Quest'ultimo, infatti, esclude la possibilità di etichette obbligatorie, salvo eccezioni decise a livello europeo per situazioni particolari. I dubbi di Bruxelles («è presto per parlare di procedura d'infrazione» dice Frederic Vincent, portavoce di John Dalli) riguardano non tanto l'etichettatura di pollame e carni suine e ovine per le quali la legge italiana anticipa anzi un regolamento che dovrebbe entrare in vigore in tutta l'Ue, quanto i prodotti trasformati rispetto ai quali «la normativa italiana va al di là di quanto previsto dalle norme comunitarie», spingendo le regole troppo oltre.
La situazione appare dunque complessa. Ma l'Italia - forte di un voto bipartisan in Parlamento - vuole provare a giocare fino in fondo una partita sulla quale potrebbe esserci qualche spiraglio maggiore di vittoria rispetto all'analogo provvedimento riguardante il tessile su cui il blocco non appare aggirabile. Le prime due filiere a essere interessate dalla legge saranno quella suinicola e quella lattiero-casearia. Già dalla prossima settimana si inizierà a lavorare sui decreti attuativi che riguarderanno le singole filiere di concerto con il ministero dello Sviluppo economico. Il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan vuole far girare la macchina a pieno regime proprio per rendere più complicato lo stop da parte di Bruxelles.
«Questa - sostiene Galan - è l'unica legge approvata all'unanimità in questa legislatura. È un inizio, bisogna combattere ancora in Europa. La legge sull'etichettatura è assolutamente coerente e rispettosa delle regole comunitarie» dice il ministro, offrendo la massima collaborazione a Bruxelles. Galan auspica però che la Commissione «si esprima positivamente» perchè la legge italiana, «nell'intento modernissimo di tutelare il diritto di scelta del consumatore, si limita - dice - a stabilire il principio di ordine generale secondo cui in etichetta va indicata l'origine della materia prima agricola utilizzata. Ma non in via immediata e indiscriminata per tutti i prodotti».
Evita allarmismi eccessivi anche la Coldiretti. «Era logico che su un tema così delicato e importante per il funzionamento del mercato, specie in un momento come questo di crisi alimentari ripetute e frequenti, l'Europa si interessasse del lavoro dei vari Stati» spiega il responsabile Consumi della Coldiretti Stefano Masini. «Quello dell'etichettatura è un argomento di grande rilievo e come tale è stato fatto oggetto di attenzione». Il responsabile consumi Coldiretti si mostra fiducioso: «La legge, per come è stata congegnata, è di ottima manifattura, tale da non risultare in contrasto con le determinazioni comunitarie. La materia dell'etichettatura è da armonizzare in sede comunitaria».
La Coldiretti fa anche notare che esistono già alcuni precedenti di norme nazionali, accettate e addirittura adottate come modello dall'Europa che lasciano ben sperare. Altro argomento a favore è la necessità di muoversi in fretta per stemperare il rischio di nuove emergenze come l'ultima della diossina nelle uova e nel pollo. Tutte ragioni valide - sostiene la Coldiretti - per non cedere alle pressioni delle lobby e per sostenere e applicare la legge nazionale che è stata formulata nel pieno rispetto della normativa comunitaria. «Oggi più che mai la nostra legge nazionale rappresenta un punto a favore della civiltà e della democrazia ma anche un chiaro monito alla Ue: quando forze sociali, consumatori e cittadini fanno squadra è possibile sconfiggere le lobby e far vincere la gente, se è in gioco la salute e la sicurezza di ciò che mangiamo si deve agire subito e non darsi tre anni per pensarci su, come vuole fare l'Europa» sostiene il presidente della Coldiretti Sergio Marini.
L'Italia, insomma, vuole fare sistema per provare a rompere il muro delle resistenze comunitarie. Ma è evidente che la partita potrà essere davvero giocata soltanto se il nostro Paese riuscirà a raccogliere consensi e a stringere alleanze con altri partner europei.
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