Il primo ad accorgersene in questo caso è stato Aldo Grasso, su Sette a inizio settembre. Poi l’articolo è stato ripreso dal Foglio . Il professor Umberto Galimberti, ormai noto ai nostri lettori per gli innumerevoli casi di copia e incolla dei suoi testi filosofici e dei suoi articoli, non compare più sulle pagine della rivista della Polizia di Stato, Polizia Moderna . Si è chiesto Grasso: non sarà che a Polizia Moderna non hanno più piacere ad ospitare la rubrica di qualcuno sanzionato dalla sua stessa università (Ca’Foscari,dopo un provvedimento di indagine interna, ha ammonito il filosofo) e beccato così tante volte ad utilizzare materiali non suoi? Noi la domanda di Grasso l’abbiamo posta direttamente al direttore della rivista, Annalisa Bucchieri: «Galimberti non scrive più per noi semplicemente perché il budget non ci consente più di pagare collaboratori esterni...
La decisione è stata dello stesso Galimberti e risale a molto prima delle decisioni di Ca’Foscari al 2010, stiamo per scrivere al Corriere ecco per segnalare che se ne sono accorti un po’ in ritardo...». Ma al di là delle scelte di Polizia Moderna , e delle date, ci siamo anche chiesti: ma in tutti gli articoli che negli anni Galimberti ha vergato da par suo - pagato - non è che, come dire, compare il solito vizietto? Ci vorrebbe un bel coraggio a rifilare dei copia e incolla di testi propri e altrui persino alla Polizia di stato. Avrà fatto almeno lì uno sforzo di originalità. Beh, mica tanto.
Abbiamo consultato Francesco Bucci, autore di Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale (Coniglio editorie). Risultato?Quando Galimberti nel giugno del 2007 spiega ai lettori di Polizia Moderna la Globalizzazione (la sua rubrica si intitola «Le grandi parole riscritte da Umberto Galimberti»), i lettori si beccano una arguta sintesi del pensiero di Adam Smith: «Teorizzava che il mercato avrebbe prodotto ingenti concentrazioni di ricchezza nelle mani di pochi, mentre la democrazia, che attribuisce potere alla maggioranza povera, avrebbe inevitabilmente dato luogo ad atti convulsi di espropriazione... ». Uguale uguale a quella che si erano beccati i lettori di Repubblica il primo aprile del2004. Ma è unesempio, i punti di contatto tra i due articoli non si contano. Per forza! Entrambi sono in sostanza un saccheggio senza virgolette di idee di Amy Chua.
La professoressa di Yale è citata di straforo, ma mettere le virgolette alle sue frasi piace poco. Un caso isolato? Nel marzo 2010 Galimberti spiega, sempre riscrivendo le grandi parole, la Scuola. Un articolo pieno di idee illuminanti: «Il giudizio è formulato su dati oggettivi che sono i compiti in classeeleinterrogazioni,mal’oggettività subisce una prima smagliatura soggettiva determinanata dalla differenza tra insegnante e insegnante». Beh, però se uno va a leggersi il Sole24ore del 12 febbraio 1989 incontra la stessa frase. E mica solo quella. Se ci si dedica alla parola «Progresso» del luglio 2010, risulta subito evidente che Galimberti al progresso non crede. Il lettore di Polizia Moderna deve leggersi idee riprese, a volte lettera per lettera, da un articolo del Sole24Ore del 28 giugno 1992.
Sarà che lui e la redazione di Polizia Moderna non si sono intesi. Loro gli hanno chiesto di riscrivere le grandi parole in senso filosofico e Galimberti ha obbedito in senso letterale, riscrivendo proprio le stesse parole. Sì, proprio quelle che aveva già scritto prima...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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