Umberto Galimberti è a Milano, invitato allo spazio «Ismo», per parlare di «Lavoro e senso della vita». In una saletta conferenze affollatissima, spiega con sicurezza invidiabile. I suoi libri più recenti, tra i quali L’ospite inquietante - al centro delle polemiche innescate dall’articolo di Roberto Farneti sul Giornale - sono in bella vista all’ingresso e vengono acquistati a ritmo alacre. Molti, prima comprano e poi vanno a farsi fare, nelle pause, l’autografo di rito. Nel frattempo il filosofo parla da par suo di tempo ciclico e lineare, di dialogo socratico, di filosofia classica e cristianesimo. Ripercorre tutti i temi che gli sono cari, a partire dall’etica della responsabilità sino ad arrivare alla sua personale formulazione, quella che definisce «l’etica del viandante», l’unica adatta a un’epoca governata dalla tecnica. Nessuno accenna all’affaire delle pagine di L’ospite inquietante copiate da Il piacere e il male di Giulia Sissa, libro uscito in Italia otto anni prima.
Raggiungo il professore alla fine, mentre stringe mani e, per l’ennesima volta, firma il frontespizio dell’Ospite inquietante. Andiamo a fare due passi, ci posizioniamo su un muretto vicino a Sant’Ambrogio. Io chiedo e scrivo, Umberto Galimberti fuma una sigaretta dopo l’altra e risponde.
Ieri la Feltrinelli ha fatto un comunicato ufficiale. Lei non ha ancora detto nulla, qual è la sua versione?
«Sostanzialmente ciò che ha scritto la Feltrinelli corrisponde al vero. Il libro è una raccolta di articoli, quelle pagine sono una rielaborazione di una recensione del 23 aprile 1999 che io scrissi parlando de Il piacere e il male di Giulia Sissa. Nella recensione io riassumevo ciò che diceva la professoressa Sissa...».
Mi scusi ma nel libro non ci sono virgolettati, non c’erano neanche nella recensione?
«No io lavoro così, leggo il libro e poi scrivo. Non faccio mai virgolettati, racconto. È stato questo il mio errore. Non mettere i virgolettati allora e non metterli nel capitolo de L’ospite inquietante».
A dire il vero c’è il problema che nel testo lei non cita nemmeno il titolo de Il piacere e il male. La nota di riferimento è sbagliata. Se alla base del capitolo c’è una recensione, almeno il titolo...
«È stato un altro errore di redazione, grave. Un errore mio. Con tanti materiali per le mani ho scritto il sottotitolo e non il titolo. Il mio sbaglio è che sono uno che si innamora della bella scrittura, e non sono abbastanza filologo... Mi piacevano le frasi della Sissa, le ho rielaborate, poi a dieci anni di distanza non mi ricordavo più cosa fosse suo e cosa mio...».
Non è una svista da poco...
«Ammetto lo sbaglio. Non c’era però intenzione di appropriarsi di cose altrui, non sono uno che copia apposta, è per questo che il polverone dei giornali...».
Le sembra eccessivo? Insomma, si parla sempre di proprietà intellettuale, di malcostume editoriale. In più lei è un nome noto... Ci sono tutti gli elementi perché se ne parli...
«L’intenzione è giusta. Però da “Galimberti dimentica i virgolettati” a “Galimberti copia” il passo è stato breve. Nessuno ha fatto paginate sul mio libro per il disagio giovanile che racconta. Adesso sì...».
Professor Galimberti, lei è famoso per avere come cavallo di battaglia il concetto di etica. Se nascono sospetti fondati su qualcuno che parla sempre di etica, poi fioccano le paginate.
«Io all’etica tengo molto, è la base della società. Lo ridico: è stato un errore, non una furberia. Ho sbagliato per entusiasmo. Mi lascio prendere dalla scrittura...».
Ha contattato Giulia Sissa?
«Le ho scritto una mail ieri. Non ho ancora visto se mi ha risposto. In ogni caso non voglio rovinare i rapporti, molti anni fa ci siamo conosciuti e la stimo».
E la Feltrinelli in questa faccenda non ha responsabilità di controllo editoriale?
«Secondo me no. I libri sono usciti a moltissimi anni di distanza, gli editor, le collane cambiano, come avrebbero potuto accorgersi?».
Pensate a una riparazione?
«Sto valutando con l’editore, disponibilissimo, il modo di cambiare parte del capitolo: voglio segnalare nel testo, ben visibile e non in nota, il contributo che la professoressa Sissa ha dato a quella parte del libro».
Cambierà qualcosa nel suo metodo di lavoro dopo questo incidente?
«Nel mio modo di fare le recensioni e le note, sì. Sarò molto più attento. Tra l’altro Roberto Farneti è stato bravo ad accorgersi, delle similitudini, gliene do atto».
Matteo Sacchi
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