Gian Piero Scevola
«Prendo atto della necessità di dover definitivamente fare chiarezza su quanto sta emergendo nel mondo del calcio a seguito delle indagini avviate dalla Procura di Napoli, e dico subito di aver sempre nutrito dei sospetti su possibili condizionamenti della classe arbitrale esercitati a favore della Juventus ma non immaginavo neppure lontanamente che le dimensioni del fenomeno avessero le caratteristiche che sembrano evidenziarsi in seguito alle indagini». Comincia così linterrogatorio, reso in qualità di persona informata dei fatti, da Adriano Galliani ai pm di Napoli il 16 maggio scorso. «È storia nota - dice Galliani - che da molti campionati la Juventus venga considerata come beneficiaria di favori arbitrali per una forma di sudditanza psicologica. Daltra parte la differenza di trattamento che riceve la Juventus dalla classe arbitrale nelle competizioni sportive internazionali rispetto a quelle nazionali si rileva anche dalla semplice analisi dei dati statistici sportivi relativi alle ammonizioni, espulsioni, rigori, piazzamenti. Da sempre quindi emerge con sufficiente chiarezza che in ambito nazionale la Juve è meglio trattata». Galliani prosegue affermando di non conoscere quali siano i rapporti personali della coppia Giraudo-Moggi con Bergamo e Pairetto, ma, «mai avrei immaginato che i designatori arbitrali erano frequentatori e anche commensali dei dirigenti della Juventus». E precisa di non aver mai partecipato a incontri conviviali con loro.
«Mi viene chiesto ancora se ad esempio l'attuale allenatore del Milan Carlo Ancelotti abbia in qualche modo portato a mia conoscenza fatti specifici accaduti nel corso delle due stagioni in cui ha allenato la Juventus e io rispondo che mai ho appreso direttamente circostanze o accadimenti da Ancelotti». Meani, che colloquia con Collina è definito da Galliani «nostro collaboratore esterno con qualifica, obbligatoria da regolamento, di addetto allarbitro. Persona che, allorché il Milan ritiene a torto o a ragione di aver ricevuto torti arbitrali, è in grado di raccogliere le imprecazioni e gli sfoghi che ovviamente dirigenti, giocatori e tecnici manifestano in quelle circostanze». Con la Gea rapporti di trasparenza e autonomia, mentre col Messina di Franza «posso dire che era voce comune che quest'ultima società fosse in qualche modo legata a Moggi». Galliani difende poi la sua decisione in Consiglio federale sulla perentorietà del termine entro cui le società dovrebbero adempiere alle proprie obbligazioni e affronta poi i problemi tv: «Moggi ha sempre avuto la convinzione che da un lato le reti Mediaset favorissero il Milan mentre, in virtù della proprietà Telecom, la rete televisiva La7 favorisse 1Inter. Moggi ha, di fatto, privilegiato i contatti con la rete pubblica frequentandola assiduamente. Non so poi se Il Processo di Biscardi sia controllato da Moggi, posso solo dire che questa trasmissione è una produzione diretta di Aldo Biscardi che sopporta i costi e ha come ricavi le sponsorizzazioni... ciò significa che Biscardi è un imprenditore indipendente».
Queste invece le dichiarazioni di Luciano Moggi il 15 maggio scorso, nelle 220 pagine di faccia a faccia con i pm napoletani, dove lex dg bianconero piange due volte, nega sempre, ironizza ma non convince proprio. «Sono stato massacrato da tutto e da tutti e indicato come capro espiatorio di una cosa che non so. Io non ho potere; sui diritti tv Galliani dice alle piccole società: ci penso io, ti do una mano a prendere di più e regolarmente prendono di più. Quindi conta molto di più avere questo potere che prestare 2/3 giocatori gratuiti». E poi: «Non sono uno stinco di santo, ma di fronte allo strapotere tv contro la Juve tutti noi abbiamo cercato qualche misura... E sulle griglie arbitrali ho cercato di essere fregato il meno possibile, facendo anche telefonate dove ho detto il mio pensiero». «Io e Giraudo ci siamo incavolati con Paparesta, ma escludo di aver chiuso lo spogliatoio» (gara con la Reggina del 6 novembre 2004). «Mi sembra di essere diventato Provenzano, mi mettono in tutte le vicende, sembra che io sia il capo di una..., di essere Gelli. Io sono il classico coglione che viene messo in mezzo a tutte le cose».
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