Gamberi, nutrie e pesci siluro sono i killer dell’ambiente

Gli animali esotici provocano seri danni all’ecosistema lombardo. L’allarme degli agricoltori: «A rischio i raccolti»

Giacomo Susca

Frontiere aperte e globalizzazione. Nuove specie animali che attraversano l’oceano, si insediano nei nostri boschi e nuotano nelle nostre acque. Territori che la natura non ha destinato a loro e che loro inevitabilmente minacciano. Ci sono animali, pesci e insetti esotici che rappresentano un disastro per l’ambiente, rosicchiano gli argini dei fiumi, fanno man bassa delle coltivazioni, divorano i tronchi delle piante, rubano cibo e nidi alle specie nostrane fino a farle scomparire. «Bombe a orologeria» secondo la Coldiretti.
L’associazione degli agricoltori di Milano e Lodi si riferisce in particolare ai gamberi rossi della Louisiana, «Procambarus clarkii», un esercito di crostacei in crescita nei canali padani che attacca i terreni allagati dove si coltiva il riso e mangia perfino le rane. Sarebbero alcune migliaia, dall’Adda all’Oglio.
«Ci sono interi tratti di canali che si sono sbriciolati nell’acqua, sporcando il fondo e restringendo le strade tra i poderi. Gli argini delle risaie sono pieni di buchi che monitoriamo costantemente per evitare gravi problemi ai raccolti». È la denuncia di Francesco Sangalli, titolare di un’azienda risicola in località Caselle Lurani, nel Lodigiano. La conferma arriva dal dipartimento di Biologia animale dell’università di Firenze, coordinato dalla professoressa Francesca Ghirardi. Un «killer» che, scavando chilometri di tunnel e divorando piante, pian piano sta riducendo a groviera le rive dei corsi d’acqua. Stessa sorte per i terreni coltivati a riso. E dagli stagni sono sparite le rane.
Roberto Maddé, presidente della Coldiretti di Milano e Lodi, non nasconde la preoccupazione per un nemico «che non dovrebbe avere qui da noi il suo habitat naturale». Come è successo con le altre specie esotiche, qualcuno li ha portati. Gli ospiti indesiderati arrivano da clandestini sui voli internazionali (o scappano dagli allevamenti) e poi si riproducono rapidamente, approfittando dell’assenza di predatori.
«Sono un pericolo per l’equilibrio dell’ecosistema e per i probabili danni alle coltivazioni - ha aggiunto Maddé -. Ma come fare per risolvere il problema? «In assenza di grossi uccelli, tipo aironi e cicogne, è praticamente impossibile» ha ammesso il presidente. Però siamo in contatto con i maggiori esperti, con i dipartimenti delle Università che stanno studiando i fenomeni». Il suggerimento di non mangiarlo arriva invece dall’Università di Pavia: «Sarebbe anche saporito - ha spiegato il biologo Edoardo Razzetti - ma, visti i posti in cui prolifera è sicuramente inquinato».
Ma non c’è solo il gambero rosso. Da anni i contadini devono fare i conti con le nutrie, roditori grossi come castori che infestano le campagne: divorano ogni giorno due chili e mezzo fra ortaggi e cereali e come si muovono scombinano argini e semine. E che dire del pesce siluro: fa strage dei più piccoli dai girini, ai topi, alla fauna ittica immessa dai pescatori. Nei casi più fortunati - tartarughe dalle orecchie rosse e scoiattoli grigi - le new entry competono con le specie nostrane perchè sottraggono loro spazi e nutrimento.

L’Istituto nazionale della fauna selvatica aveva messo a punto un piano per cercare di sradicare dalle Alpi lo scoiattolo originario delle Americhe.
A lui la colpa di favorire l’estinzione del nostro roditore rosso. In più occasioni gli animalisti guidati da Giorgio Celli ostacolarono l’iniziativa e non se ne fece più nulla.

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