La squadra mobile ha sgominato dopo nove mesi di indagini una delle più feroci e spietate bande di sfruttatori albanesi. In manette sedici persone, tra cui tre soggetti autori almeno di un omicidio ciascuno. Loperazione ha consentito di liberare 22 romene picchiate, torturate e violentate sistematicamente.
Per capire la pericolosità della banda, basti pensare che nel corso dellinchiesta gli investigatori della sezione criminalità straniera, diretti da Alessandro Lemmo e Mauro Antignano, avevano effettuato unoperazione di appostamento con unauto civetta. Auto immediatamente notata dai banditi di «guardia» che organizzarono un agguato agli agenti scambiati per i componenti di una gang rivale. Cinque auto, piene di albanesi armati, inseguirono i poliziotti lungo la Milano-Meda sul filo dei 200 allora, fino a quando alcune volanti li bloccarono per un «casuale» controllo. I balordi furono poi portati in questura, fotosegnalati e ovviamente rilasciati.
Le indagini hanno permesso di scoprire le agghiaccianti tecniche usate dagli albanesi per tenere soggiogate le giovani donne, tutte sui ventanni. Una ragazza fu usata come bersaglio, con i malviventi che si divertivano a sparare facendo fischiare i proiettili e pochi centimetri dalla sua testa. Unaltra messa su una sedia e tenuta con un cappio al collo fingendo di impiccarla. Una terza ragazza fu fatta inginocchiare sulla vasca da bagno, testa reclinata mentre sopra di lei veniva fatta roteare una sciabola da samurai.
Ieri allalba gli arresti, seguiti dalle perquisizioni in una decina di appartamenti usati dalla gang, dove è stato trovato un arsenale di armi bianche giapponesi.