IL GARANTE DI AN 4 ANTONINO CARUSO

RomaAlleanza Nazionale vuole costituirsi parte civile ove mai l’inchiesta romana determinasse l’avvio di un giudizio. L’incarico è stato affidato ad Antonino Caruso, avvocato civilista, senatore pidiellino, vicepresidente del comitato dei garanti di An e assistente di Francesco Pontone per l’eredità Colleoni.
Al Giornale Caruso ribadisce di aver rappresentato fedelmente ai magistrati romani Ferrara e Laviani la storia dell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte e di non aver mai negato di aver ricevuto un’offerta per l’appartamento di boulevard Princesse Charlotte. Anzi, aggiunge un nuovo particolare: mercoledì ha consegnato alla Guardia di Finanza di Roma anche la copia della dichiarazione di successione. Documento dal quale emergerebbe che il valore ai fini fiscali dell’immobile era di 380mila euro. Dai documenti reperiti dalla Finanza a via della Scrofa tale cifra era fissata in 270mila euro. Al di là del fatto che i partiti sono esentati dal pagamento dell’imposta di successione, è chiaro che entrambe le dichiarazioni avrebbero avuto lo scopo di «assottigliare» la base imponibile di An e delle sue società immobiliari. Prassi consolidata, ma delle due dichiarazioni una è sicuramente di troppo e forse non quella con l’importo superiore.
È vero che circa dieci anni fa è pervenuta una richiesta di acquisto del valore di circa un milione di euro?
«Sì, è vero. Tra i documenti che ho consegnato ai magistrati c’è una lettera pervenuta da Montecarlo nella quale si fa riferimento a una possibilità di vendita. Tale richiesta fu girata al senatore Pontone».
Lei ha consegnato ai magistrati una dichiarazione di successione dell’immobile monegasco?
«Sì. Dalla stessa emerge che il valore dell’immobile, dichiarato ai soli fini fiscali, era di ben 80mila euro in più rispetto a quello poi concretamente incassato da An nel 2008».
Cioè 380mila euro?
«Per la precisione 2,5 milioni di franchi francesi che al cambio del 1999, ossia circa 300 lire per franco, corrispondevano a 750 milioni ossia 380mila euro odierni. Una cifra superiore a quella della cessione nel 2008».
E l’altra dichiarazione di An?
«Come?».
Risulterebbe che tra i documenti acquisiti dalla Finanza nella sede di An ci sia una dichiarazione di successione del 2000 nel quale è indicato il valore di 1,8 milioni di franchi, meno di 270mila euro.
«Ho consegnato a mie mani in Procura la minuta della dichiarazione di successione. E ribadisco che il valore indicato era di 2,5 milioni di franchi».
Il partito non può aver agito come i privati cittadini che dichiarano un po’ di meno per abbassare l’imposta?
«Guardi, quel valore è stato consigliato dal notaio Aureglia che ci ha assistito. Ed era stato indicato come un valore plausibile dal punto di vista fiscale, quindi proprio allo scopo di evitare accertamento o, peggio, sanzioni da parte delle autorità monegasche».
Insomma, esisterebbero due dichiarazioni di successione.
«Mi sembra un fatto singolare. Io ho supportato il senatore Pontone, all’epoca dei fatti, ma non ho fatto il tutore. Se il senatore Pontone ha presentato un’altra dichiarazione, questo non lo so dire. Ripeto, io ho consegnato ai magistrati una dichiarazione di successione e ne possiedo una copia».
Come se lo spiega?
«Può essere che Pontone nel 2000 abbia consegnato un’altra dichiarazione di successione, a mia insaputa. Per il resto le cose stanno come ho sempre detto, non ci sono elementi di novità».
Le repliche finiane all’inchiesta del «Giornale» cercano di confutarla. Per questo, è necessario approfondire.
«Ho un’opinione personale alla quale mi sono affezionato: che tutti i tentativi di dare spiegazioni ai quesiti posti dalla stampa peggiorano la posizione anziché migliorarla».
Si riferisce alle recenti dichiarazioni dell’onorevole Granata?
«Mi dispiace che il presidente Fini sia danneggiato da goffi tentativi di mistificazione, come quello di Granata a Otto e mezzo, che non solo non gli giovano ma che innescano sempre più ragioni di polemica anche non voluta».
Lei non polemizza?
«No, assolutamente. Ci sono specialisti della falsa informazione che, però, non perdono mai occasione.

Ho letto già una volta puntualmente di aver dato ai procuratori della Repubblica di Roma una versione difforme da quanto ho dichiarato pubblicamente. D’ora in poi replicherò ancor più puntualmente e, se necessario, prenderò le opportune contromisure a mia tutela».

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