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«Garantire la concorrenza e la qualità»

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«Da sempre il marchio della Centrale è un punto di riferimento per i consumatori: siamo tutti cresciuti con il latte dell’azienda comunale di Roma. Dobbiamo impegnarci perché questa eccellenza sia ulteriormente valorizzata, puntando sempre di più alla stella polare rappresentata dalla qualità. In questo senso è necessario aprire un percorso nuovo che offra garanzie economiche ai produttori e agli allevatori». È quanto ha dichiarato l’assessore regionale alle Attività produttive, Pietro Di Paolo, intervenuto ieri mattina alla manifestazione della Coldiretti. «È auspicabile una sinergia fra istituzioni, con l’obiettivo di rafforzare il processo di valorizzazione del marchio, anche e soprattutto a garanzia e tutela di produttori e aziende», ha concluso l’assessore Di Paolo.
Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese, anche lui presente alla manifestazione: «Ho voluto testimoniare la mia vicinanza agli allevatori laziali, condividendo la preoccupazione che ha dato origine alla loro protesta. Il settore agroalimentare è una delle grandi realtà economiche e produttive del Lazio, in quanto rappresenta quasi il 17% del Pil regionale». «Le istituzione hanno il compito e il dovere di esercitare un maggiore controllo sui monopoli e vigilare sul mercato affinché la concorrenza sia leale e i cittadini possano avere le dovute garanzie sulla qualità dei prodotti - ha detto Abbruzzese - La decisione del prezzo del latte non può essere lasciata solo in mano agli industriali. Concordo anche con l’assessore Battistoni sulla necessità di sbloccare quanto prima, i 63 milioni di euro del Piano di sviluppo rurale. Si tratta di risorse che potranno essere utilizzate anche per sostenere la ricerca e per fornire assistenza e innovativi mezzi tecnici al mondo della produzione agroalimentare».
«Sulla vertenza-latte - ha spiegato, dal canto suo, il capogruppo del Pdl alla Regione Franco Fiorito - il sindaco Alemanno ha centrato problema e soluzione: se la Centrale del latte va agli allevatori, si salvaguardano in una sola mossa i produttori, i lavoratori della trasformazione ed i consumatori del Lazio».

«Il punto - ha continuato Fiorito - è che l’incertezza sulla provenienza del latte inganna i consumatori e mette a rischio la sopravvivenza degli allevamenti ma anche degli impianti di trasformazione, che in mancanza di qualificazione dell’origine potrebbero essere delocalizzati. A pagarne le conseguenze sarebbero allora non solo le aziende di produzione, duemila nel Lazio solo quelle associate a Coldiretti, ma anche la stessa struttura produttiva della Centrale».

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