Gardini, eroe tragico va in scena al Duse

Il microfono diventa un microscopio che va a cercare la verità. Ed ecco che la voce ancora una volta, più ancora dello sguardo porta il pubblico oltre la scena. Chi conosce bene il lavoro di Andrea Liberovici sa che questa è la tecnica dei suoi lavori teatrali, un misto di prosa, musica e video, che indubbiamente hanno quel non so che di geniale che lo distingue dagli altri. Il regista genovese torna così sul palcoscenico del Duse il 22 novembre con il suo nuovo spettacolo, seconda produzione di questa stagione dello Stabile di Genova, che vuole ricostruire le ultime ore di uno dei personaggi travolto dall'inchiesta di Mani Pulite, Raul Gardini. L'idea drammaturgia viene da Corrado Augias che lo scorso anno aveva parlato di questo suo nuovo testo al direttore Repetti che subito si è dimostrato entusiasta. «L’ultima notte. Anatomia di un suicidio» è stato quindi riposto nelle mani di Liberovici anche lui subito stimolato dalla scrittura dinamica di Augias, autore che, come ben tutti sappiamo, di teatro dimostra di saperne anche quando fa televisione. «Questo testo per il teatro, dice Liberovici, ha la struttura di una doc-fiction ed è qui la sua forza. Geniale da parte di Augias la scelta del tempo in cui ha deciso di proporla. Qui si parla più che del suicidio di una persona, del suicidio di un sistema di valori che si sono automangiati». Ma come si è mosso il regista per realizzare il suo spettacolo? Un solo attore in scena, una voce fuori campo e niente oggetti in scena. Svuotando lo spazio si è puntata l'attenzione appunto sul potere della voce, quella di Luciano Roman sul palco e quella di Mario Menini fuori. A dominare la scenografia di Guido Fiorato un monitor anni ’80 contorniato da tanti specchi che altro non sono che il riflesso della coscienza del protagonista. E così nell'alternanza tra immagini e parole viene fuori la storia di un uomo che malgrado le apparenze che lo volevano ricco e felice non è riuscito a trovare quell’equilibrio necessario per sopravvivere alla sua fine di potere.

«Questo lavoro mi ha dato l'occasione di fare il mio mestiere in maniera diversa utilizzando il teatro anche nella sua funzione sociale, dice Roman, qui si affronta un testo contemporaneo come una vera tragedia. Gardini diventa un vero e proprio eroe tragico».

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