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Garlasco: "La bici di Stasi fu lavata dopo il delitto"

Presentate due consulenze dai periti dei Poggi: "In casa c'era solo Stasi". Trovate sul sapone le impronte digitali di Alberto mischiate alle tracce di dna di Chiara (guarda il video). La madre: "Voglio la verità"

Garlasco: "La bici di Stasi 
fu lavata dopo il delitto"

Milano - La bicicletta sequestrata ad Alberto Stasi sarebbe stata lavata e sul dispencer trovato nel bagno della villetta della famiglia Poggi a Garlasco non solo ci sono tracce del giovane ma anche quelle "riportate" di Chiara in quanto è stato rinvenuto il suo dna. Sono questi alcuni elementi di una delle due consulenze presentate dagli esperti nominati, tramite il loro legale Gian Luigi Tizzoni, dai genitori di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.

Le consulenze degli esperti Per l’omicidio tra una settimana, il 24 febbraio, si aprirà l’udienza preliminare, davanti al gup di Vigevano, Stefano Vitelli, nella quale si discuterà la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario dell’unico indagato, appunto Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara. Nella consulenza informatica, invece, si sostiene, in base alle analisi effettuate, che il computer portatile di Alberto la sera prima del delitto è stato chiuso improvvisamente (’crash’). Inoltre, secondo l’esperto informatico, quella sera sarebbero state usate due chiavette usb. Una, quella di Chiara, sarebbe servita per scaricare le foto del fine settimana in cui Chiara raggiunse Alberto a Londra, qualche settimana prima; l’altra chiavetta, invece, non è mai stata trovata.

La bici ripulita La bicicletta sequestrata ad Alberto Stasi era "in perfetto stato" e su di essa non c’erano altre tracce se non quelle attribuibili, per l’accusa, al sangue di Chiara Poggi. Secondo il consulente della Procura, Marzio Capra, a dimostrazione che la bicicletta fu ripulita dopo il delitto da Stasi, su di essa non vi erano tracce di fango, sporcizia o altri materiali con i quali normalmente il veicolo viene a contatto. Insomma, la bicicletta di Stasi era perfettamente linda, circostanza non compatibile con un normale utilizzo.

Impronte e dna Sul dispenser del sapone del bagno di casa Poggi sarebbero state trovate mischiate le "impronte digitali di Alberto Stasi con tracce di Dna di Chiara Poggi". Nella sue relazione il perito dell’accusa, Marzio Capra, spiega che "le mani di Stasi evidentemente intrise di materia organica posono essere state il nesso attraverso il quale è stato posto il materiale della vittima sul dispenser".

"In casa c'era solo Stasi" Dalla relazione del consulente dell’accusa, Marzio Capra emergono due dati significativi: l’impossibilità che Alberto Stasi indossasse, le scarpe Lacoste quando ritrovò il cadavere della fidanzata e il fatto che, nella villetta teatro dell’assassinio, non potessero esserci altre persone all’infuori di lui. Secondo Capra, "non ci sono dubbi scientificamente nell’escludere che Alberto Stasi indossasse le scarpe Lacoste" con le quali si presentò dai carabinieri per denunciare la morte di Chiara. Non è credibile, infatti, stando alle analisi da lui effettuate, che Stasi non si sia sporcato le calzature sul pavimento intriso di sangue della vittima. Quanto al secondo aspetto, Capra osserva che le analisi dei Ris "totalmente affidabili secondo parametri internazionalmente riconosciuti" siano "totalmente attendibili e coerenti con l’esclusiva presenza di evidenze riconducibili sono a Stasi, alla vittima, ai familiari e un operaio che effettuò lavori di manutenzione". Le altre tracce sono quelle, sostiene il consulente, lasciate dagli investigatori. "Non è praticabile - si legge ancora nel documento - la possibile presenza di altri soggetti sui medesimi luoghi, soprattutto in ragione del dato di fatto che sono state messe in evidenza anche le tracce minime".

La mamma di Chiara: "Voglio la verità" "Vogliamo sapere la verità. Da una parte come genitore è un mio diritto, dall’altra come madre è un dovere. Dovere che ho nei confronti di mia figlia".  La signora Poggi non sa ancora se, con il marito, il prossimo 24 febbraio si presenterà in aula dove il gup Stefano Vitelli dovrà decidere se mandare a processo o meno Alberto Stasi, allora fidanzato di Chiara e unico accusato di quel brutale omicidio. Per il momento continua a ripetere che "è mio compito sapere la verita", sapere cosa è successo quella mattina che lei mai più scorderà. Con l’inizio del processo "riaffiorerà più forte il ricordo di quel giorno - spiega Rita Preda Poggi - che ricordo come se fosse ieri. È stato il giorno peggiore della mia vita. Non penso che affrontare l’udienza sarà una cosa facile.

Ma per quanto sarà un brutto momento, non sarà mai come quando i carabinieri mi hanno chiamata per avvertirmi che era morta mia figlia".

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