Garrone butta a mare il nuovo waterfront

Garrone butta a mare il nuovo waterfront

Se fosse una partita di calcio, potremmo anche vederla così. Riccardo Garrone sventola il cartellino rosso al waterfront che sarà. È una stoccata bella e buona, qualche dubbio ce l’ha il proprietario della Erg e presidente del Banco di San Giorgio sul porto del nuovo millennio. Lo dice chiaramente e lo fa nel cuore della conferenza stampa di presentazione dei dati dell’istituto bancario. Lo fa proprio mentre arriva quell’assist: «Il futuro della Liguria? Non possiamo dire che stiamo vivendo un periodo di crisi, ma certamente non è un momento facile». Dal generale al dettaglio, sul tavolo ci finiscono soprattutto quei due progetti che stanno animando il dibattito sul futuro economico di Genova. Si passa dalla collina (degli Erzelli) al mare (o meglio al waterfront che deve diventare realtà). E si passa pure dai sorrisi alle smorfie in un secondo. Semaforo verde per il progetto Leonardo che cambierà radicalmente gli Erzelli: «È un’iniziativa che può portare allo sviluppo di nuove attività sotto diversi punti di vista». Cartellino rosso, invece, per l’operazione che permetterà al waterfront di rifarsi il look: «Devo essere sincero, gli altri grandi progetti che riguardano lo sviluppo del porto mi lasciano un po’ perplesso per una semplicissima ragione: non ho ancora visto come si potranno recuperare i soldi necessari».
Aperta e chiusa la parentesi, si ritorna al tema principale. Cioè lo sviluppo del Banco di San Giorgio. Che fa capo alla Banca Lombarda e Piemontese. Che era nata in punta di piedi nel 1993 e oggi può dire con orgoglio di essere una realtà importante nel territorio. Questa è la peculiarità, il business è soltanto quello ligure, un mercato di nicchia da curare e coccolare. Soltanto una filiale a Carrara, un’eccezione. Anche se la Banca Lombarda e Piemontese fa l'occhiolino alla Toscana, ma non è detto che sia proprio il Banco di San Giorgio a spingersi oltre i confini della Liguria. Sono trentaquattro sparsi nella regione, la prevalenza a Genova e la voglia di ampliare la presenza a La Spezia dove c’è solo una filiale. Previsti nuovi potenziamenti nel capoluogo ligure, il 3 maggio ne sarà inaugurata un’altra alla Darsena. Mentre dopo l’estate il Banco di San Giorgio metterà una bandierina a Vado Ligure, saranno trentasei entro il 2006.
La vera novità è questa, in un momento particolare dove si moltiplicano le banche in tutte le città italiane (compresa Genova) con un semplice sportello, c’è ancora il piacere di mantenere sempre più stretto il rapporto con il cliente aumentando il numero delle filiali. Che sta crescendo, come detto, sempre di più. Parallelamente a quelle cifre che hanno scandito l’andamento del 2005. La raccolta diretta tra il 1993 e il 2005 ha fatto un balzo significativo, dai 70 miliardi di lire agli 851 milioni di euro registrati nell’esercizio dello scorso anno. Quella indiretta è salita nel 2005 a 842 milioni di euro (+5,7%) Prendiamo come riferimento lo stesso periodo, vediamo la voce impieghi: 30 miliardi di lire ieri, 1138 milioni di euro oggi. Hanno avuto un’impennata negli ultimi due anni anche l’utile e il patrimonio netto che segnano rispettivamente un doppio più.

L’utile è passato da 9,8 a 10,3 milioni (cioè una crescita di 5,1%) mentre il patrimonio si è alzato a 104 milioni di euro (+ 31,6% rispetto ai 79 milioni dell’esercizio 2004). Il termometro della crescita del Banco San Giorgio è anche il trend, in costante aumento dei dipendenti. Che erano cinquanta nel 1993, sono 237 oggi.

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