Proprio la parola «scuse», Riccardo Garrone non la scrive mai, ma una lettera per fare pace con Ignazio La Russa, quella sì, lha fatta e lha spedita. Si dice con la mediazione di Gianni Plinio, sampdoriano doc e grande amico di La Russa. La frase infelice sul «politico» che gli avrebbe chiesto di fare pareggiare il Catania alla penultima di campionato aveva scatenato lonorevole di An, unico parlamentare presente nella saletta Vip dove sarebbe stata fatta la proposta indecente. La Russa aveva minacciato una querela da «molti zeri», sentendosi più o meno chiaramente additato come colui che avrebbe cercato di aggiustare una partita. Anche perché qualcosa aveva detto. «Ma era una battuta scherzosa, riferita al fatto che nel primo tempo la Samp non aveva meritato il vantaggio e che il Catania avrebbe anche potuto pareggiare - aveva sottolineato lonorevole -. Se Garrone non è in grado di capire quello che si dice non sono problemi miei».
Il presidente della Sampdoria invece aveva riferito quella che evidentemente era la sua interpretazione dei fatti durante un incontro dellUcid, gli imprenditori cattolici. E proprio su questo punto insiste Garrone nella lettera a La Russa.
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