Gasolio «assolto»: non inquina più del metano

I ricercatori: «Ormai annullate le differenze tra i due combustibili»

Non più brutto, sporco e cattivo. Una ricerca scientifica sperimentale, durata tre anni e condotta dal ministero dell'Ambiente, riabilita il gasolio come combustibile per uso domestico. Equiparando gli effetti delle emissioni a quelli del metano. Esulta l'Assopetroli, l'associazione di categoria che riunisce le aziende distributrici di prodotti petroliferi e i gestori connessi all'energia. «Negli ultimi 40 anni - dice Marco Tondino, presidente lombardo dell'associazione - l'inquinamento atmosferico è in diminuzione del 70 per cento, secondo i rapporti dell'Ocse. Ma di fronte a questi dati si è assistito a un inasprimento delle norme sull'impiego dei combustibili e l'incentivazione del gas naturale. Ma la conclusione dello studio del ministero dovrà essere presa in considerazione da chi ha la responsabilità di decidere il futuro del benessere generale e della salute di tutti».
La tesi conclusiva della ricerca è in pratica che «non importa cosa si brucia in caldaia - sintetizzano i responsabili di Assopetroli - importa invece come lo si brucia e, di conseguenza, cosa si emette dal camino. Con i nuovi bruciatori, i filtri di ultima generazione, insomma con tutto quanto la tecnologia mette a disposizione attualmente, si assiste a un riscaldamento civile che si evolve gradualmente verso una condizione di scarso impatto ambientale». Lo studio è stato avviato nel maggio 2002 dal ministero dell'Ambiente, con il contributo della regione Lombardia, del comitato termotecnico italiano (Cti), della stazione sperimentale per i combustibili (Ssc), del consorzio ingegneria per l'ambiente e lo sviluppo sostenibile (Ipass), dell'unità operativa dell'università di Perugia, dell'unione petrolifera e di Assocostieri. Il dicastero guidato da Altero Matteoli ha promosso la sperimentazione, effettuata sia in laboratorio sia sul campo (con il monitoraggio di 23 impianti distribuiti tra Lombardia, Piemonte e Veneto), per valutare l'impatto ambientale dei principali combustibili impiegati nel riscaldamento civile e per completare lo studio considerando anche gli effetti di combustibili a scarsa diffusione sul mercato, come le emulsioni con acqua, il biodiesel e le miscele olio-biodiesel.
I risultati vengono illustrati da Annunziata Fiumara, docente di tecnologie chimiche speciali al Politecnico di Milano e componente del comitato scientifico che ha effettuato la ricerca. «La sperimentazione eseguita ha permesso di rilevare come il riscaldamento civile stia diventando sempre meno influente dal punto di vista dell'impatto ambientale - spiega la professoressa -. L'80 per cento delle emissioni in Lombardia sono da imputare al traffico veicolare, soprattutto i vecchi diesel, mentre soltanto il 15 per cento è attribuibile alle caldaie per il riscaldamento».
Quindi una serie di dati sui diversi «momenti» dei bruciatori: «Si è riscontrato - prosegue Fiumara - che i periodi transitori di accensione e spegnimento producono il maggior contributo all'inquinamento atmosferico, specialmente nelle caldaie monofamiliari». La relazione dell'esperta si conclude con un confronto diretto tra metano e gasolio: «In tutti gli impianti studiati non si è verificata nessuna differenza tra i due combustibili. Anzi, la potenza calorica del gasolio è maggiore e in qualche caso (come per il monossido di carbonio) i dati sulle emissioni sono a sfavore del gas naturale.

Si può dire che il gasolio è un prodotto di facile manualità e utilizzo, che costituisce una valida e indispensabile alternativa all'uso esclusivo di un unico combustibile, soggetto, e lo abbiamo visto con i nostro occhi quest'inverno, a situazioni contingenti».

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