Gasp! Che muro romano: un brodino per due Ma non basta Zarate a svegliare questa Inter

Derby delle illusioni perdute ma alla fine niente sostanza. Giallorossi con più gioco, nerazzurri meglio in contropiede. San Siro protesta quando Forlan lascia il posto a Muntari. L'attacco interista sembra pronto a esplodere: ma si sbrighi

Gasp! Che muro romano: un brodino per due 
Ma non basta Zarate a svegliare questa Inter

Milano - Zero gol e tante illusioni perdute. Il derby delle incompiute finisce secondo logica. L’Inter interrompe una striscia di vittorie consecutive a San Siro, la Roma ha negato la sua tradizione che voleva sempre un gol nelle partite a Milano. Tanta era la paura di perdere, ancor di più la voglia di scartare una partita decente e non umiliante nel risultato. Forse sarà più soddisfatta la Roma. Ma l’Inter non può più attendere.
Pioggia su San Siro, gente fresca ma un po’ freddina: troppi vuoti per una partita che non perde fascino. Moratti contestato da striscioni goliardici, ma non troppo. Un segnale dell’aria che tira nel tifo interista. Leggere per divertirsi: «Prendere Gasperini e volere che non giochi con la difesa a tre, è come andare a mignotte e chiedere le coccole». Ci sarebbe da obiettare che le mignotte, essendo brave professioniste, probabilmente sanno variare sul tema, senza chiedere solo coccole. Gasperini non faccia la mignotta, ma dimostri di essere un buon tecnico variando sul tema.
Ieri qualcosa si è visto: Inter in difficoltà nell’uscire dalla sua metà campo, salvo infilare velenosi contropiede. Difesa a tre, ma con giocatori meglio disposti ed anche più attenti in fase difensiva. Obi e Nagatomo più decisi sulle fasce, Forlan e Milito con il contropiede nel sangue. Comunque c’era un bel grattarsi di crapa per le due tifoserie. Interisti indecisi, preoccupati e interroganti. Romanisti con tanto d’occhi per l’ennesima rivoluzione provata da Luis Enrique: Perrotta e Taddei terzini, De Rossi tipico centromediano metodista (quel che dovrebbe fare Cambiasso nell’Inter), Pizarro ripescato, Osvaldo preferito a Bojan, Borini a miracol mostrare. E Totti commendatore.
Risultato: giocare e giocate da lavori in corso. Roma con più personalità nel gioco, Inter frenetica e radente nel proporre attacchi in velocità. Niente male il primo tempo, considerando le difficoltà delle due squadre. L’Inter ha rischiato qualcosa in difesa per le ingenuità di Ranocchia e le esaltazioni agonistiche di Lucio. Borini ha provato la mira, ma poca cosa. Inter un po’ sciupona in attacco, dove Nagatomo ha provato a creare sconquassi, ma poi i suoi limiti… Milito e Forlan sono andati al tiro, creando attimi di panico alla difesa romanista che, fra l’altro, dopo 18 minuti, ha perso Stekelenburg (comunque una sicurezza) finito con la faccia sul piede, per nulla innocente, di Lucio.
Barella e ospedale per il portiere dove si è risvegliato dopo un bel po’ di minuti con un po’ di punti addosso, solo ammonizione per il brasiliano. Ma Lobont, entrato al suo posto, ha dimostrato di non aver presa, ma di cavarsela bene. Non è che l’Inter abbia fatto tiro a segno, ci sono state più intenzioni che offese: Zarate ci ha provato appena entrato, Sneijder ci ha provato sempre ma doveva avere una pistola ad acqua, fin al 40’ della ripresa, quando ha tirato credendo che fosse fatta. Ed invece Lobont gli ha tolto l’idea. E così poco dopo quando ha chiesto perfino un rigore. Le occasioni più credibili dell’Inter.


La ripresa ha detto quanto siamo ancora sul piano delle incompiute: Roma più corposa nel gioco e nel far gruppo soprattutto a centrocampo. Inter più friabile negli intenti, il gioco non è gioco, eppure in attacco regala la sensazione di poter esplodere da un momento all’altro. Però si deve sbrigare.

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