Luca Telese
da Roma
Nessuno te lo dice apertamente. E tutti ti chiedono preoccupati: «Non starà mica registrando, vero?». Eppure dentro An, lidea prende corpo ora dopo ora, e i primi contatti carsici sono già iniziati: si tasta il terreno e si fanno i conti. La notizia, ovviamente, sarebbe clamorosa: un accordo fra le due componenti più forti del partito, Destra protagonista e Destra sociale per mettere in mora Gianfranco Fini (subito) e costruire una nuova leadership (appena possibile). Un accordo fra i due «rivali» di sempre Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno per passare finalmente di grado, abbandonare la giubba da colonnello e prendere il controllo del partito.
Fino a ieri poteva essere fantapolitica. Ma dopo le nomine di Fini e la costruzione di un organigramma di fedelissimi del presidente, non è più così. La mappa dei nuovi incarichi, passata in queste ore ai raggi «X» spiega quale è stata loperazione: quasi ovunque i neo-coordinatori sono della corrente Nuova Alleanza, è vero: ma soprattutto sono di Nuova Alleanza perché sono fedelissimi di Fini. Se poi sono di Destra protagonista - come nel caso di Roberto Menia, neo coordinatore del Friuli - sono i dirigenti di quella corrente più vicini a Fini. Certo, un accordo come questo potrebbe avere dei costi e tutti si chiedono cosa farebbe Francesco Storace (che sinora ha approvato loperazione di «decapitazione» voluta da Fini). I numeri però parlano chiaro: Destra protagonista poteva contare fino a ieri sul 55% dei dirigenti, Destra sociale, con la nuova politica di alleanze di Alemanno, superava il 25%. Anche se Storace restasse fedele a Fini e un pezzo importante dei dirigenti dellarea Gasparri-La Russa non ci stesse, si resterebbe comunque intorno al 50%: abbastanza per dare battaglia.
I segnali di avvicinamento sono tanti, e percepibili dagli addetti ai lavori. Francesco Grillo, braccio destro di Ignazio La Russa, osserva: «Cosa ci sarebbe di strano? Dopotutto: già allassemblea nazionale abbiamo votato un ordine del giorno con Gianni: è il dirigente che ha unidea di partito più vicina alla nostra». Il grandissimo afflato unitario di La Russa verso Fini, invece, è stato umiliato dalla nomina dellodiata Cristiana Muscardini alla guida della Lombardia (praticamente un affronto). Un grande padrino - poi - laccordo ce lo ha già. È Teodoro Buontempo, il dirigente meno allineato, che firmò lordine del giorno Gasparri-Alemanno, e che oggi ricorda il loro primo grande patto: «Si misero daccordo nell87, quando dopo essersi sparati addosso, si divisero il Fronte della Gioventù: Gianni segretario e Maurizio presidente». Già. Anche oggi la diarchia in caso di vittoria potrebbe riprodursi: il primo segretario politico, il secondo presidente dellassemblea nazionale. Buontempo, che fino a pochi mesi fa era «alleato» di Destra protagonista (che lo sostenne come federale di Roma contro lo storaciano Vincenzo Piso) ieri partecipava ad una cena ad Ostia, proprio con Alemanno. Il pretesto? I primi passi di una sua candidatura alla guida del municipio. Daltra parte non è un mistero che Alemanno abbia gettato sul tavolo di Roma - unico leader a proporsi per una sfida impossibile - la sua candidatura. Il ministro dellAgricoltura non dimentica che Fini trasformò la sfida «impossibile» a Francesco Rutelli, nel trampolino della nuova leadership di An. Il terzo azionista dellaccordo? Alfredo Mantovano, applauditissimo nellassemblea nazionale (e anche lui destituito in Puglia da Fini). A nessuno infine è sfuggito il messaggio lanciato da Alemanno a Giorgia Meloni, popolare segretaria di Azione giovani (anche lei della corrente Gasparri-La Russa): «Dopo il duello del congresso e lelezione della Meloni, ora il mondo giovanile lavora compatto».
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