Gay Street, il Tar boccia il «coprifuoco» del Comune

Per i magistrati, con la chiusura alle 22 i locali subirebbero forti perdite senza essere responsabili dei problemi di ordine pubblico

I locali gay che disturbano la quiete dei cittadini non possono essere costretti a chiudere in anticipo. Lo ha deciso la magistratura amministrativa, dando ragione alla protesta dei titolari che non avevano accettato la decisione del Comune. Il Tar ha infatti accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento comunale che ha imposto l’anticipazione alle 22 dell’orario di chiusura dei due pubblici esercizi di via Sammartini per motivi di ordine pubblico.
La notizia è stata accolta a palazzo Marino con stupore misto a preoccupazione. «Prendiamo atto dell’ordinanza del Tar - dice Riccardo De Corato, vice sindaco e assessore alla Sicurezza -. Ma di questa decisione, che lancia un preciso segnale, devono tenere conto anche i cittadini, i comitati di quartiere, i Consiglieri comunali come Montalbetti, che ritengono il Comune sempre responsabile e sempre in grado di poter intervenire per problemi di sicurezza causati dai locali notturni». Una considerazione amara sull’impossibilità per Palazzo Marino di rispondere alle richieste dei milanesi che si lamentano per rumori, schiamazzi, sporcizia sotto casa fino a tarda notte. E non solo in via Sammartini.
Il vicesindaco tiene a sottolineare che all’origine della chiusura anticipata non c’era alcuna volontà di colpire quei due locali perché frequentati da una clientela prevalentemente omosessuale. «L’ordinanza del Tar - assicura De Corato - non ha rilevato profili discriminatori. Tanto è vero che altri pubblici esercizi, tra via Ponte Seveso e via Sammartini, erano stati interessati lo scorso dicembre da provvedimenti simili e sempre a causa di problemi d’ordine pubblico, tra cui spaccio, frequentazione da parte di pregiudicati e schiamazzi».
Il Tar, invece, ha ritenuto che i problemi di pubblica sicurezza non fossero direttamente ascrivibili ai due locali sotto accusa e ha motivato la decisione anche sulla base del possibile danno economico subito con la riduzione dell’orario di chiusura. «Nel caso degli esercizi in questione - sintetizza De Corato -, nonostante la documentazione fornita dalla questura che certificava problemi d’ordine pubblico, il Tar ha preferito dare ragione ai due locali.
Eppure, secondo il Comune, la documentazione che dimostrava la necessità dell’intervento era molto circostanziata. Nelle carte dell’ordinanza vengono citati i numerosi interventi effettuati dalla Polizia per problemi causati dai frequentatori dei due locali.
«Continue denunce per liti, risse e uso di sostanze stupefacenti. Sono stati questi motivi - spiega De Corato - che ci hanno spinto a varare il provvedimento di chiusura anticipata i cui benefici erano stati subito apprezzati dalla Questura».


«Non si può più dire, dunque, - prosegue il vice sindaco - che il Comune non faccia nulla per difendere i cittadini da schiamazzi e problemi di ordine pubblico causati dai locali notturni. Perché secondo il Tar questi non sono direttamente addebitabili a loro. E dal momento che non possiamo mettere un vigile o un carabiniere davanti a ogni locale, i nostri provvedimenti risultano di fatto limitati».

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