Il «black out» rischiava di trasformarsi in un salto nel buio, la punizione in un pericoloso boomerang e Israele ha, alla fine, fatto un passo indietro. Il blocco delle forniture di carburante e degli aiuti umanitari è finito. Israele già oggi toglierà il blocco intorno alla Striscia e farà passare carburante e medicine destinate a centrali elettriche ed ospedali.
Il coro di condanne sollevato dal black out, gli appelli lanciati da Hamas ai Paesi arabi e alla comunità internazionale, la battuta del primo ministro israeliano Ehud Olmert che invitava i palestinesi senza carburante ad andare a piedi, rischiavano di unificare lopinione pubblica di Gaza e Cisgiordania e spingere Hamas e Fatah al compromesso. Il risultato della «punizione» minacciava insomma di rivelarsi ben più nefasto dei missili sparati quotidianamente dai territori della Striscia contro Sderot e i villaggi israeliani circostanti.
«Sembra che a Gaza abbiano recepito il messaggio, da giovedì quando sono stati lanciati 40 missili Qassam contro Israele il numero degli ordigni è andato progressivamente diminuendo, la pressione economica e militare sembra aver raggiunto il suo scopo» annunciava ieri sera un portavoce del ministro alla Difesa israeliano minacciando la ripresa del blocco nel caso di nuovi lanci su Israele.
Lallentamento della pressione israeliana era stato preceduto da un drastico cambio di tono della propaganda fondamentalista. Archiviati i consueti toni bellicosi Hamas aveva incentrato tutta la sua propaganda sul tema della sofferenza e della compassione. Così mentre Olmert ricordava di esser pronto a lasciar senza carburante i palestinesi di Gaza Khaleed Meshaal, il leader fondamentalista in esilio a Damasco, esortava i Paesi arabi ad accantonare divisioni e incomprensioni per contrastare Israele e alleviare le sofferenze del suo popolo. Ismail Haniyeh, lex primo ministro di Hamas, si rivolgeva allEgitto chiedendo lapertura della frontiera di Rafah e linvio di carburante e aiuti. Le televisioni della Striscia fungevano da coro diffondendo appelli e servizi in cui si descriveva una popolazione allo stremo.
«Ci stanno uccidendo, ci stanno facendo morire di fame» gridavano presentatori e intervistati. Quanto bastava per risvegliare la solidarietà dei palestinesi della Cisgiordania e spingere Fatah a difendere la causa degli abitanti della Striscia.
Da lì ad un riavvicinamento ufficiale favorito dai Paesi arabi il passo rischiava di essere breve.
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