da Milano
Si preannuncia un nuovo braccio di ferro sul prezzo del gas tra il colosso russo Gazprom, la Bielorussia e l’Azerbaijan. Ma questa volta Mosca assicura che i rifornimenti all’Europa, a differenza di quanto era accaduto nell’inverno scorso nello scontro tra Mosca e Kiev, saranno garantiti.
Il primo round di negoziati tra la Russia e la Bielorussia sull’aumento del prezzo del gas non sono approdati a un accordo, ma non sono stati sospesi. Mosca si augura che un’intesa possa essere raggiunta entro la fine dell’anno, ma nel frattempo Gazprom minaccia la sospensione delle forniture alla Bielorussia a partire dal 1° gennaio, così come aveva fatto un anno fa con l’Ucraina. La differenza tra le due crisi, peraltro sostanziale, è che attraverso l’Ucraina passa l’80% del gas russo destinato all’Europa, mentre solo il 20% del metano riservato al Vecchio continente attraversa la Bielorussia.
Comunque, Mosca garantisce di aver accumulato riserve extra di gas per i rifornimenti europei a Rheden, in Germania, e di apprestarsi a fare lo stesso a Haidach, in Austria. La società russa ha chiesto un aumento dagli attuali 47 dollari a 200 dollari ogni mille metri cubi di gas, oppure la cessione alla Russia del 50% del gasdotto bielorusso attraverso cui transita il gas di Mosca. In precedenza Gazprom si era detta disponibile a rivedere l’aumento a 110 dollari, di cui 80 dollari cash, mentre ieri aveva accusato Misk di atteggiamento «irresponsabile». Ieri il primo round di negoziati con Minsk si è interrotto con un nulla di fatto, ma il portavoce di Gazprom, Sergei Kupriaynov, ha fatto sapere che è già previsto un nuovo giro di incontri e che i «negoziati non sono stati sospesi».
Oltre al braccio di ferro con la Bielorussia, Gazprom ha minacciato di tagliare i rifornimenti all’Azerbaijan, dopo aver chiesto un aumento del prezzo del gas da 110 a 235 dollari ogni mille metri cubi a partire dal 2007. Un altro conto in sospeso la Russia ce l’ha con la Georgia, a cui ha chiesto un aumento analogo a quello dell’Azerbaijan. Con l’Ucraina, invece, è stato raggiunto un accordo dopo lo scontro di un anno fa: pagherà il gas russo 130 dollari nel 2007, dopo aver subito un primo aumento da 50 a 95 dollari nel 2006.
E ieri trattative concluse anche con la Moldova. L’accordo di vendita di gas a Chisinau prevede un nuovo prezzo di 170 dollari ogni mille metri cubi nel 2007, un «passaggio morbido» verso valori di mercato e il raggiungimento di livelli europei entro il 2011. Secondo il portavoce di Gazprom, Sergey Kuprianov, il vero prezzo dell’affare è che «aumenteremo la nostra quota in MoldovaGaz», riferendosi a un sostanzioso ingresso nella compagnia energetica locale. «E otterremo la rete di distribuzione». A fronte dei 160 dollari dell’anno in corso il gradino sarà minimo.
Gazprom riprende la guerra sul prezzo del gas
Assicurati i rifornimenti europei con riserve extra in Germania e Austria
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