La Gelmini difende Cl: «Sulle intimidazioni intervenga il rettore»

Le ripetute aggressioni ai ragazzi di Cl all’università Statale sono una vicenda grave, frutto di quel clima di benevolenza e impunità che ha accompagnato le gesta dei «compagni che sbagliano». Ho sempre denunciato all’opinione pubblica l’assurdo trattamento da privilegiati di cui hanno goduto i centri sociali. Ventennali occupazioni abusive in stabili pubblici e privati, imbrattamenti, danneggiamenti, striscioni minacciosi affissi in mezza città, raid notturni nei parchi, treni bloccati per viaggiare gratis, fumate collettive di hashish. Tutto lecito. Atteggiamenti reiterati nel silenzio della sinistra radical chic, sempre pronta a coccolarli e a coprirgli le spalle. Anche quando i centri sociali si radunavano al Conchetta rioccupato a discutere sulla sentenza contro le nuove Br o a ospitare Curcio per dibattiti «filosofici». O quando scrivevano sui muri frasi vergognose contro i soldati morti a Kabul o gridavano in piazza tra i petardi «Nassirya festa nazionale».
Non è poi mistero che nell'inchiesta delle nuove Br siano saltate fuori contiguità con i centri sociali, brodo di coltura dell’antagonismo tanto che oggi il ministro degli Interni Roberto Maroni parla di pericolose saldature tra terrorismo rosso e radicalismo islamico.
La vicenda della Statale, dunque, è l’esito naturale di un certo clima. Quello per cui alla fine se picchi dei poliziotti vieni subito scarcerato e te la cavi con una semplice ramanzina del giudice.

E se ficchi il naso in certi ambienti arrestando qualche anarchico si scatena il putiferio e si manda in tilt il traffico cittadino. Le forze dell’ordine fanno il loro dovere, ma se i magistrati tollerano le occupazioni abusive e liberano gli arrestati con una pacca sulla spalla hai voglia a far rispettare l’ordine pubblico. (...)

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