Roma - Ministro Gelmini, ci risiamo coi sexygate.
«Siamo vaccinati, io per prima. È il solito copione, niente di originale».
Ora Ruby, prima Noemi, prima ancora le storielle sulle ministre...
«Ogni sei mesi ne tirano fuori una del genere, che si dimostra ogni volta basata solo su falsità. Si vede che non imparano dagli errori, perché il presidente è sempre uscito rafforzato da questi bagni di fango, come dimostrano le elezioni. Se vanno avanti così avremo Berlusconi premier per i prossimi dieci anni».
Repubblica ha buttato lì che alle feste con Ruby c’erano «due ministre».
«Il fango di D’Avanzo lo conosco bene, lo invito pertanto a fare i nomi. Io ad Arcore ci sarò stata mille volte, ho partecipato ad incontri politici e certo ho ascoltato qualche barzelletta, che Berlusconi racconta per sdrammatizzare o recuperare l’armonia dopo una discussione accesa. Mai visto feste o festini come si vorrebbe far credere. È solo un tentativo basso di gettare fango sulle persone. Tutto questo ci amareggia, ma se pensano di far saltare i nervi al governo si sbagliano di grosso».
Si dice che siano «sconvenienti» certe serate, e che alle istituzioni serve «dignità».
«Troppo facile costruire menzogne e poi scandalizzarsi. Berlusconi non si è mai dipinto come un bigotto ma è certamente una persona perbene. Non è però un ipocrita, ha sempre dichiarato la sua passione per le belle donne, ma da qui ad attribuirgli relazioni con minorenni ce ne passa...».
Una donna dovrebbe sentirsi «offesa»?
«Non c’è motivo di sentirsi offese. La verità è che c’è un lato ludico di Berlusconi che si presta a strumentalizzazioni, ma Berlusconi è così, è una persona che ama la vita molto più della politica, e in questo pensosia in linea con la maggioranza degli italiani, che lo vota perché è una persona vera e non è un politicante. La gente lo apprezza per questo e soprattutto perché è uno che fa e che lavora».
A proposito di fare, sia Fini che la Marcegaglia dicono che il governo è assente e l’Italia paralizzata.
«Conosco bene la Marcegaglia e dico questo: faremmo un grosso errore a metterla tra i nemici del governo e tra i fan di un esecutivo tecnico. Il giudizio della Marcegalgia sul governo è ingeneroso ma credo che con le sue parole, anche dure, abbia dato voce alla preoccupazione dei tanti imprenditori che temono che il governo cada e che ci possa essere un ribaltone o che si interrompano le
riforme».
Il contrario di quel che sembra?
«Ricordiamoci che la Marcegaglia in più di una occasione è stata accusata di essere troppo vicina al presidente del Consiglio. Non sono mancati anche apprezzamenti su molte iniziative, e comunque è normale che con le parti sociali ci sia una dialettica. In realtà penso sia terrorizzata dall’idea di un governo tecnico, come la maggioranza degli imprenditori».
Però sembra dire le stesse cose di Fini, che non è proprio un berlusconiano.
«Su Fini il discorso è diverso. Ha usato l’ennesima polemica sul caso Ruby per andare addosso a Berlusconi, e questo non mi sorprende, la notizia sarebbe stata il suo silenzio. Ma ha sbagliato due volte, perché è presidente della Camera e dovrebbe essere imparziale, e perché è sembrato un attacco personale. Fini invece dovrebbe usare lo spazio che ha nel centrodestra per contribuire a portare a termine il programma».
Ma lei ci crede alla buona volontà di Fini?
«Io credo che convenga a lui non rompere con Berlusconi. Anche gli elettori non lo comprenderebbero. Non può non capire che la sinistra lo sta usando per cercare di ammazzare il governo. Ma nel momento in cui ci riuscisse, il giorno dopo non sarebbe più utile e tutti gli apprezzamenti e le lodi che gli fanno adesso sparirebbero. Perderebbe il consenso della sinistra, e certamente anche l’elettorato della destra che lo additerebbe come il responsabile della caduta del governo».
Gli rimarrebbe Futuro e libertà.
«Anche lì, io ne conosco molti di finiani e, a parte Bocchino, Briguglio e qualche altro troppo polemico, sono persone moderate che non voterebbero mai contro Silvio Berlusconi».
Il Pdl è pronto al voto?
«Credo che Berlusconi sia l’unico, insieme a Bossi, a potersi permettere le elezioni. Tant’è vero che nessuno, dall’altra parte, parla mai di elezioni, ma solo di governo tecnico».
Lei vede all’opera un’intesa tra poteri per sostituire il governo con un esecutivo tecnico?
«Ci sono forze che da sempre combattono Berlusconi e che oggi, con le difficoltà della maggioranza, hanno la speranza di poterlo sconfiggere. Ma non c’è niente di nuovo, e saremmo masochisti se accreditassimo una forza a questo disegno.
Noi abbiamo il consenso popolare, per cui non abbiamo niente da temere. Il governo sta andando avanti, anche se non se ne parla mai, sulle grandi riforme, e la nostra preoccupazione deve essere di infischiarcene delle chiacchiere e lavorare ancora più intensamente. Poi, guardi dovremmo quasi augurarcelo un governo tecnico...».
Nel senso che durerebbe poco?
«Durerebbe qualche mese e poi andremmo al voto con un plebiscito per Berlusconi e Bossi. La gente lo vedrebbe come un governo usurpatore, e lo punirebbe alla prima occasione. Però mi lasci fare un complimento alla sinistra e ai suoi giornali, sono veramente bravissimi».
Parla bene del nemico?
«Sono bravissimi a sviare l’opinione pubblica e dettare l’agenda dei giornali».
Ah ecco.
«Vede? Nei talk show e nelle prime pagine si parla di scandali e polemiche, non della riforma di Brunetta, degli ottimi risultati di Tremonti o delle novità che stiamo faticosamente introducendo nella scuola. Dovremmo prenderci uno spazio in Rai per dire quel che stiamo facendo, ecco cosa dovremmo fare».
Così si direbbe che il governo occupa la Rai.
«Ma tanto ce lo dicono già, quindi tanto vale. Dobbiamo usare il metodo Santoro, imporre noi i temi, non rispondere alle polemiche pretestuose e dire quel dobbiamo dire ai cittadini. Perché non si sa tutto quello che stiamo facendo, non è neppure vero che le nostre riforme sono impopolari».
Contro quella della scuola però scendono spesso in piazza. «I soliti noti e sempre loro. Ma un conto sono quelli che manifestano, un altro le famiglie e gli studenti.
Gli universitari hanno eletto un presidente nazionale di centrodestra, e i sondaggi ci dicono che la gente vuole una scuola meritocratica, non una scuola dove si lavora poco, si guadagna poco e si impara poco. Stiamo facendo una rivoluzione culturale e sociale, come in altri campi, contro le corporazioni e i privilegi. È un percorso faticoso ma la gente è con noi. Il lavoro fatto prevarrà sulle menzogne».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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