Il gemellaggio fra Genova e Lampedusa vince in cucina

Il gemellaggio fra Genova e Lampedusa vince in cucina

(...) gemellaggio - nei fatti, non nelle carte burocratiche - fra Genova e Lampedusa. Una storia fatta di mille incroci fra i turisti liguri che sull’isola vanno, vengono e alle volte ci restano, e i lampedusani che hanno eletto Genova a loro seconda patria, immediatamente dopo Rimini.
Rossella ha fatto la stessa strada di tanti suoi concittadini, dall’aeroporto di Lampedusa al Colombo e poi in via Balbi per l’Università, in via Majorana, in via Filzi...Una storia lunga più di dieci anni, fino al ritorno a Lampedusa. Un ritorno da vincitrice, da trionfatrice, verrebbe da dire. Perchè il ristorante di Rossella, Le mille e una notte, è senza dubbio il migliore dell’isola. E quello dove si mangia il miglior pesce crudo in Italia. Almeno fra quelli che abbiamo provato.
Ecco, in quei gusti, in quei sapori, in quel pesce appena pescato e già in tavola, senza quasi bisogno di mediazione, che sembra sciogliersi in bocca, c’è anche un po’ di noi. Soprattutto, c’è un po’ della testardaggine delle nostre parti, un po’ della consapevolezza di non essere secondi a nessuno, un po’ del carattere ligure.
Che si parli di cous-cous senza pensare alle vicende della moschea o che ci si lasci guidare dal piacere dei gamberi, del carpaccio di tonno e spada, della tartare, delle polpettine di neonata, della sfoglia di polpo, accompagnati dalla caponata e dalle creme piccanti, siamo nel paradiso del pesce crudo. Un paradiso che sta al Porto Vecchio di Lampedusa, vista tramonto rosso fuoco.
Per la toponomastica dell’isola, lungomare Rizzo 133 (telefono 0922-97155, pasto completo sui cinquanta euro). Per la toponomastica dei sapori è Sicilia profonda che profuma intensamente di Liguria. Mediterraneo al cubo.
Sembrerebbe una storia da fiaba. E, in fondo, le caratteristiche della fiaba le ha tutte: a partire dal nome del locale, Le mille e una notte, fino ad arrivare alle particolarità dell’architettura etnica, al «pozzo dei desideri», addirittura alla grotta di Ali Babà. Senza pensare a tutte le leggende che circondano Lampedusa e parlano di fecondità-record per chi frequenta Cala Francese o di boom afrodisiaci per chi prova le salsine a base di peperoncino che definire piccantissimo è minimalista e riduttivo.
Il miracolo gastronomico della contaminazione fra Genova e Lampedusa parla la lingua universale del crudo talmente fresco che il menù cambia di giorno in giorno e - se si azzarda incautamente la richiesta di un pesce che non sia stato pescato nelle ultime tre ore - non si viene accontentati. Dal dentice alla ricciola, dai gamberi alla palamita, non c’è pesce che sfugga alla regola. Ma, oltre al crudo in tutte le sue declinazioni, il sogno delle Mille e una notte comprende tutti i piatti della tradizione siciliana e di quelli della cucina di pesce: cous cous di cernia e zuppa di pesce con i crostini innanzitutto.
Ecco, raccontare tutto questo, raccontare del miracolo gastronomico di Rossella Licciardi e della sua squadra - dai suoi fratelli Gaetano e Serena che lavorano in cucina e in sala, agli chef Riccardo e Alex, fino ai due maestri di sala Simona e Ivan - è raccontare anche una parabola.
Siamo sempre qui, anche giustamente, per carità, a lamentarci della Genova matrigna, della Genova che non offre opportunità, della Genova incapace di formare, della Genova che non ha università all’altezza, tranne poche facoltà di eccellenza. Ma, proprio perchè abbiamo sempre raccontato tutto questo, stavolta è giusto accendere l’obiettivo su quello che funziona.

Su una città che sa mettere lo zampino su quello che - fino a prova contraria - è il miglior ristorante di pesce crudo d’Italia.
Ecco, forse la favola genovese-lampedusana di Rossella Licciardi è proprio questa. Roba da Le mille e una notte.

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