Generali, via alle grandi manovre immobiliari

Generali, via alle grandi manovre immobiliari

Generali cambia passo nell’immobiliare. Ieri il cda, nell’ultima riunione del 2011, ha deliberato la concentrazione dei servizi immobiliari in un’unica struttura: Generali Real Estate che sarà operativa dal primo luglio 2012. Una manovra per ottimizzare la gestione del portafoglio della compagnia. Che ha di fronte a sé una sfida importante: fare bene in un contesto macroeconomico difficile.
Generali Real Estate integrerà tutte le attività: dal la pianificazione strategica alla gestione dei clienti e dei progetti di sviluppo (CityLife compresa) fino alla possibilità di creare fondi immobiliari nelle 11 aree di investimento del gruppo (Asia ed Est Europa incluse). Il patrimonio di partenza è di 28 miliardi di euro. Circa 27 miliardi sono di proprietà Generali - e tali resteranno come collaterale delle polizze - mentre e un miliardo appartiene a investitori terzi. L’obiettivo è giungere al 2016 con 36 miliardi di masse gestite con una crescita annua del 6% circa. La società sarà presieduta dal dg e cfo di Generali Raffaele Agrusti (nella foto). L’ad sarà Giancarlo Scotti, l’ex Lazard che da quattro anni è a capo della divisione immobiliare. Una strategia che porta la firma del ceo Giovanni Perissinotto, che già tre anni orsono aveva creato Generali Immobiliare per coordinare da Trieste tutti i servizi del real estate.
Il cda di Generali si è occupato anche di nomine. Dal primo gennaio il nuovo vice dg sarà Francesco Garello e si occuperà dell’area risorse umane di tutto il gruppo. È stata anche colta l’occasione per definire le procedure per reagire a un eventuale «divorzio anticipato» con un top manager. È un tema sul quale la Consob ha insistito parecchio con le società quotate e l’attinenza con l’avvicendamento di Cesare Geronzi è relativa. In caso di crisi, cda e comitato governance si occuperanno «collegialmente» di individuare i successori.
Dal cda non è arrivata, invece, nessuna indicazione sull’utile operativo, fissato in sede di trimestrale nella la parte bassa del range 4-4,4 miliardi di euro. Le azioni Generali ieri hanno recuperato un marginale 0,54% a 11,2 euro (10,34 euro il minimo storico). Il titolo nell’ultima ottava ha perso il 10% circa soffrendo sia i downgrade di Fitch e A.M. Best sia le «minacce» di S&P all’Eurozona. A questo si aggiungono le «limature» di Petr Kellner sceso progressivamente all’1,4% del capitale.
Una situazione che Barclays in un recente report ha messo in questione. Pur conservando il rating «equal-weight» ne ha tagliato il prezzo obiettivo da 15 a 14,2 euro. Certo, Generali è «solida», non opera in aree «mature» come Usa e Gran Bretagna e negli ultimi sei mesi ha perso meno di Axa, Allianz e Aviva.
Ma il solvency ratio sceso al 118% nell’ultimo trimestre preoccupa non poco gli analisti che temono una riduzione del dividendo o, addirittura, un aumento di capitale.

Un’opzione improbabile perché il Leone non ha debito in scadenza nel prossimo biennio e il caso-Ppf si valuterà solo nel 2014 e le risorse interne potrebbero bastare allo scopo. Nonostante i mercati e l’incognita Btp in bilancio, gli investitori si attendono comunque crescita e remunerazione. Un’equazione difficile da risolvere anche per un ad del calibro di Perissinotto.

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