Cinzia Meoni
La sostenibilità è una delle parole chiave su cui si articola il nuovo piano industriale triennale di Generali. Il primo gruppo assicurativo italiano si impegna infatti ad aumentare del 7-9% i prodotti «green» e con impatto sociale destinati ai privati e a impiegare 4,5 miliardi in investimenti sostenibili (come green bond e green infrastructures). La sostenibilità è, quindi, ritenuta una pietra angolare per la crescita del gruppo, nella convinzione che sia possibile perseguire una stretta integrazione dei criteri ambientali, sociali e di corporate governance (i cosiddetti «Esg») nel business assicurativo e finanziario.
Gli obiettivi contenuti nel piano in effetti si inseriscono in un percorso che il Leone di Trieste ha già avviato da tempo, tanto da poter festeggiare, lo scorso settembre, l'ingresso nel Dow Jones Sustainability World Index (DJSI), l'indice internazionale di riferimento che individua le aziende leader (317 nel 2018 e il Generali è la sola compagnia assicurativa italiana presente) in base alle performance di sostenibilità. Un riconoscimento che, rimarca l'ad Philippe Donnet, «rispecchia il nostro impegno in materia di sostenibilità e l'importanza di questi valori presenti concretamente nella quotidianità del gruppo».
In «Generali 2021», il piano industriale presentato a fine novembre a Milano per il triennio 2019-2021, la strategia del gruppo si articola su tre grandi direttrici: la promozione di una cultura innovativa e in grado di valorizzare talenti e diversità; l'ambizione di diventare «life-time partner» dei clienti e, una maggiore enfasi a prodotti (come quelli a valenza ambientale, ad esempio mobilità sostenibile ed efficienza energetica) e investimenti sostenibili. In particolare, l'obiettivo esplicito di Generali, nel suo ruolo di investitore istituzionale, è quello di farsi portatore del cambiamento sostenibile. Per questo motivo il gruppo, firmatario del Global Compact e dei Principles for Responsible Investments delle Nazioni Unite, basa le proprie strategie di investimento anche su criteri «Esg», senza rinunciare alla redditività. E, in effetti, il piano triennale promette agli azionisti una pioggia di dividendi (5 miliardi nei tre esercizi), con una crescita dell'utile per azione compresa tra il 6 e l'8% (rispetto al 3-5% stimato dai rivali europei) resa possibili da una redditività (Roe) stimata, a fine piano, all'11,5% e raggiunta grazie alla leadership nei mercati strategici, allo sviluppo di quelli ad alto potenziale in Asia e America Latina e al potenziamento del risparmio gestito.
Più in dettaglio, secondo i dati dell'ultimo esercizio (2017), sono 345 i miliardi di investimenti diretti azionari e obbligazionari soggetti alla Responsibile Investment Guideline e 37,2 i miliardi di masse gestite attraverso i criteri Esg. Rispettare questi principi significa per Generali valutare come investimenti ad alto rischio Esg (e che possono portare al rigido monitoraggio o perfino esclusione dall'investimento), gli strumenti finanziari emessi dalle aziende coinvolte in serie o sistematiche violazioni dei diritti umani, o coinvolte in gravi danni ambientali, o implicate in gravi episodi di corruzione o, infine, produttrici di armi che, nel loro uso normale, possono violare i principi umani fondamentali (come mine antiuomo e armi nucleari).
Con «Generali 2021», il Leone di Trieste sottolinea quindi, ancora una volta, l'impegno verso uno sviluppo sostenibile e una gestione responsabile del business e della relazione con tutti i diversi interlocutori con cui la compagnia si relaziona, dipendenti, clienti e società.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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