Generali vara il rilancio del mattone

da Milano

Chi conosce Generali sa che nel profondo del ventre del Leone risiede la sua enorme ricchezza: un patrimonio immobiliare sterminato, in Italia e all’estero. Da ieri il gruppo ha unificato in un’unica struttura centrale la funzione di coordinamento degli immobili del gruppo, del valore patrimoniale di 23 miliardi. Ma con una valutazione di mercato che è stimata 2-3 volte tanto; ci sono monumenti come le Procuratie vecchie di Venezia che non hanno prezzo.
Non è un caso che anche il fondo attivista Algebris, nella sua «protesta» contro la gestione di Generali, avesse individuato nel patrimonio immobiliare un asset da valorizzare. Il che, per un hedge fund, potrebbe anche significare vendere. Un po’ come fece Ras in Italia, guadagnandosi gli strali proprio del presidente di Generali Antoine Bernheim. Per questo la strada scelta da Trieste è un’altra: mettere tutti gli immobili sotto la regia di Anne Marie de Chalambert, che avrà la responsabilità internazionale, mentre al numero uno di Generali Properties, Giancarlo Scotti, andrà la responsabilità di implementare la strategia e l’intera struttura farà capo al dg Raffaele Agrusti. Il mattone del Leone è per il 40% in Italia, 26% in Francia, 15% in Germania, 6% in Austria e 13% in giro per il mondo. Per il 73% si tratta di uffici, 10% negozi, 10% residenziale, 7% altro.


Intanto Glass Lewis, uno dei 3 maggiori consulenti di governance Usa, consiglia ai soci di Generali di votare a favore del cda nella prossima assemblea del 26. Compresa la lista dei sindaci, che è in competizione con quella di Algebris.

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