«In gennaio crollo del mercato: meno 40%»

Portare benefici all’industria, all’occupazione e ripulire l’aria che respiriamo, con l’imperativo che i provvedimenti che saranno decisi pesino il meno possibile sulle casse dello Stato. Questo fine settimana vedrà i tecnici dei ministeri, incaricati di presentare al governo il piano anti-crisi per l’auto, cercare di accelerare i tempi. La formulazione degli incentivi è attesa nei prossimi giorni. Le indiscrezioni che arrivano da Palazzo Chigi confermano che «si sta lavorando sulla base del sistema che si è concluso il 31 dicembre, ma a favore di un bacino di vetture più ampio e con un bonus superiore». Le stesse fonti affermano che si sta cercando «un punto di equilibrio rispetto alle pressanti richieste di misure che proteggano l’industria e gli interventi orientati a migliorare l’ambiente e a riqualificare le tecnologie». Si guarda, in particolare, a un contributo intorno a 1.500 euro per l’automobilista che spedisce dal demolitore la vecchia macchina, immatricolata entro il 1999 (il parco è vastissimo: 14 milioni di veicoli Euro 0, Euro 1 ed Euro 2) in cambio di una nuova.
Tra le ipotesi «ritenute valide», aggiungono le fonti, c’è la formula «bonus-malus» applicata in Francia, ovvero basata sulle emissioni di anidride carbonica. In proposito l’Unrae, l’associazione delle case estere, chiede al governo di includere nella griglia anche i veicoli a benzina e a gasolio con emissioni di CO2 fino a 160 grammi/chilometro, alzando così i limiti rispetto ai 130-140 grammi del piano scaduto il 31 dicembre. «In questo modo - sostiene il segretario generale Gianni Filipponi - a usufruire delle agevolazioni sarebbe il 75% del mercato, contro il 50% del 2008». Sulle scrivanie dei tecnici, però, resta sempre la possibilità di punire, «attraverso una tassa aggiuntiva, i veicoli con emissioni da 180 grammi/chilometro di CO2 in su», verosimilmente quelli con cilindrata da 2.7-2.8 litri in avanti. È un’ipotesi che l’Unrae ha già definito «inaccettabile». Il Centro Studi Promotor, in una simulazione basata su un bonus di 1.500 euro, spiega come il costo finale per l’Erario sarebbe uguale a zero, come riportato nella tabella in questa pagina. «Il calcolo - rammenta il direttore Gian Primo Quagliano - è stato fatto tenendo conto dell’esperienza nelle precedenti campagne di incentivazione e, in particolare, in quella più significativa del 1997-98». Quagliano sottolinea anche che oltre «a determinare un aumento del Pil dello 0,4%, crescita di cui vi è certamente bisogno per contrastare la negativa evoluzione della congiuntura economica, gli incentivi alla rottamazione determinano anche consistenti benefici di carattere ecologico. Secondo i nostri calcoli l’operazione incentivi 2009, così articolata, comporterà un calo su base annua di emissioni di CO2 di ben 139mila tonnellate». Lo stesso istituto ricorda al governo l’importanza di rilanciare, con specifiche iniziative, il credito al consumo e la necessità di varare incentivi alla rottamazione usato su usato, cioè un bonus di 500 euro per chi rottama un Euro 0, Euro 1 o Euro 2 e acquista un usato Euro 3 o Euro 4. «Il beneficio per l’ambiente sarebbe notevole - dice Quagliano - e si eviterebbe una pesante crisi del mercato dell’usato». Gli interventi allo studio, infine, non trascurano il settore della componentistica.

Gli enti locali che non hanno fondi per rinnovare il parco dei mezzi pubblici, beneficerebbero di contributi per l’acquisto di filtri antiparticolato. «Così - secondo fonti - un vecchio bus si metterebbe subito in linea con i parametri Euro 3-Euro 4».

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