Lo scudetto Primavera conquistato due stagioni fa dal Genoa di mister Chiappino è solo la punta delliceberg di un settore giovanile cresciuto in maniera esponenziale in questi anni. Dalla scuola calcio alla Primavera, senza dimenticare gli oltre sessanta giovani giocatori nei campionati italiani e non solo. Tra i principali artefici di questi successi, il responsabile tecnico del settore giovanile rossoblù Mario Donatelli.
Signor Donatelli, partiamo dai tantissimi giocatori che sono in prestito ed ancora nellorbita della società Genoa.
«Siamo molto soddisfatti soprattutto perché parecchi di questi ragazzi hanno svolto con noi quasi tutte le trafile giovanili. Il segreto sta nel lavoro di squadra, dal direttore sportivo fino agli allenatori e ai dirigenti delle varie leve».
Boakye, Ragusa, Perin. I migliori giovani della cadetteria appartengono al Grifone. Si aspettava un exploit del genere?
«Sapevamo che i nostri ragazzi avevano grandi qualità sotto tutti i profili, anche se forse cè un pizzico di sorpresa perché si sono affermati alla prima loro esperienza. Ma le potenzialità ci sono tutte».
Parliamo della Primavera. Un nuovo tecnico, Raffaele Novelli, ed una rosa ampiamente rinnovata per questioni di regolamenti. Qual è l'obiettivo della stagione?
«Terminato un ciclo di cinque anni dove abbiamo conseguito molteplici successi da questo campionato ne è partito uno nuovo e per arrivare ad ottenere i risultati bisognerà portare un po' di pazienza. La squadra è comunque buona e i primi risultati stagionali sono confortanti».
In cosa si può migliorare come Settore Giovanile?
«La risposta è sempre la stessa. L'unico neo è nelle strutture, anche se il presidente Preziosi e tutta la società stanno lavorando per dotare il Genoa di una struttura all'altezza delle sue ambizioni».
Parla della Cittadella che dovrebbe sorgere a Cogoleto?
«C'è un progetto in merito e se tutto va bene dalla prossima stagione dovrebbero cominciare i lavori».
Non crede che fosse giusto in questa stagione lanciare qualche giovane in prima squadra, come succede per esempio nei campionati esteri?
«Credo che per i ragazzi che escono dal settore giovanili è più propedeutico, se non per casi eccezionali, disputare almeno una stagione in Serie B o in qualche altra categoria. Altrimenti si rischia di bruciarli».
Crede che il calcio italiano sia in crisi?
«No, anzi i nostri campionati sono sempre più difficili rispetto agli altri. E poi in giro ci sono parecchi elementi interessanti».
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