da Genova
Dicevano: non cè partita. Ma mica pensavano, loro, i Ds genovesi (e anche parte di quelli romani), al campionato di calcio. Pensavano al sindaco, ed erano pronti a giurarci su, in vista delle amministrative di primavera. Sostituire Giuseppe Pericu, dieci anni al timone della città della Lanterna: un gioco da ragazzi. Lidea - più che unidea, una fede - era come laveva cantata Claudio Burlando, oggi presidente della Liguria, a un compagno che spargeva disfattismo: «Lo vedi quello lì, che fa lautista dellautobus?» sbottò il ministro dei Trasporti dellepoca dei treni che deragliavano un giorno sì e laltro pure. «Ebbene - disse Burlando, col plurale dei forti -, se vogliamo noi, quello lì diventa sindaco». Bella forza, in una città che, dopo lo «strappo» storico di Guazzaloca a Bologna, solo parzialmente ricucito con Cofferati, è rimasta lunica nei secoli fedele alla sinistra. Figurarsi che problemi può avere uno schieramento che qui lha sempre fatta da padrone, con percentuali bulgare anche quando il resto dellItalia ha voltato pagina.
E invece le carte, in questo inizio danno, si sono mischiate alquanto, e non proprio nel senso sperato dai giocatori della Quercia e dellUnione. Fino ad assumere tutti i connotati dello sconquasso. Intanto cè stata la secessione della sinistra diessina, ispirata dal presidente del consiglio regionale Mino Ronzitti, che ha dato sostanza al raggruppamento «Unione a sinistra» insieme a Comunisti italiani e Rifondazione, in antitesi al progetto del Partito democratico. Quella che sembrava solo una fronda destinata a rientrare negli argini, sè rivelata unemorragia: sono già 70 i dirigenti regionali, provinciali e di sezione della Quercia che non hanno rinnovato la tessera per aderire alla nuova formazione. Fra loro, oltre a Ronzitti, gli assessori provinciali Renata Briano e Eugenio Massolo, il collega in Comune Andrea Sassano, e pure Gianni Crivello, presidente della circoscrizione Val Polcevera (uno degli storici serbatoi di voto «rosso»). Non basta: a dispetto dellUnione proclamata nel nome, i ribelli, affiancati dai due partiti che si richiamano esplicitamente al comunismo, si sono dati un candidato sindaco alternativo a quello ufficiale dei Ds: il poeta Edoardo Sanguineti. Che alle primarie del 4 febbraio contenderà allex presidente della Provincia e attuale parlamentare europea Marta Vincenzi la candidatura dellUnione per la riconquista di Palazzo Tursi, sede dellamministrazione comunale.
I primi sondaggi assegnavano alla cosiddetta Supermarta la maggioranza dei consensi, ma le più recenti esternazioni di Sanguineti («Bisogna restaurare lodio di classe») rischiano di stanare a suo favore quellampia fascia di intransigenza «senza se e senza ma» che faceva comodo allintero centrosinistra mantenere fuori gioco. Resta sempre in sospeso, soprattutto nel segreto delle urne, latteggiamento di chi, allinterno della Quercia - un buon 40 per cento di iscritti - non si è riconosciuto nel sostegno alla Vincenzi, e avrebbe preferito il più ortodosso Mario Margini. A dare il colpo decisivo allunità di facciata e alle velleità di favorire la formazione del Partito democratico nella regione che per prima in Italia ha sperimentato il gruppo unico Margherita-Ds ci si è messo dimpegno lex presidente degli industriali e deputato, Stefano Zara, ulivista da sempre, sollecitato a schierarsi dal petroliere e presidente della Sampdoria Riccardo Garrone.
Zara pare convinto a candidarsi non solo alle primarie, ma anche alle elezioni vere, alla guida di una lista civica. Senza contare - è voce delle ultime ore - che lo stesso Garrone, in caso di perplessità del suo pupillo, potrebbe scendere in campo in prima persona.
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