Genova come Lucrezia: bella e dimenticata

Genova come Lucrezia: bella e dimenticata

«L'istruttore di volo» si legge tutto d'un fiato, certi fin dalle prime righe del fallimento di Lucrezia, la bella e scaltra protagonista, in perenne lotta con il destino che la vita le ha affibbiato: la bellezza è il suo unico tesoro e la sua discutibile esistenza scivola via giorno dopo giorno, impotente e acrimoniosa, cercando il benessere che le spetta di diritto. Quella di Lucrezia è una vita senza incanti o fronzoli, con l'unico obiettivo di non perdere i tanti «benefattori» che fanno di lei una donna dalla vita agiata, un'artista perfino, senza l'incubo di essere bollata una volta per tutte come prostituta. Si concede un unico, intenso piacere Lucrezia: è Lorenzo, poeta, soldato, amante e truffatore. Dal loro amore nascerà Max, benedetto da una dotta follia, e incatenato a un mondo di sogni e visioni malefiche eppure chiarissime: ha il sapore di un'operetta questo libro coraggioso e pieno di umorismo, che non giudica e neppure punta il dito, ma racconta le cose per quello che sono.
Eppure non può non piacere Lucrezia, malgrado le sue scelte non siano sempre condivisibili: attraverso i suoi occhi Gianfranco Andorno descrive un'Italia misera e vigliacca, che confonde la resistenza con gli interessi particolari, la ricostruzione con il lucro sui mostri di cemento e rinnega il buon senso in nome di una giustizia fantasiosa quanto parziale.
Attraverso i suoi personaggi Andorno denuncia le contraddizioni e la miseria di una Genova sempre più abbandonata e dimenticata, negli anni ostaggio di nuovi mali, dove le vittime diventano carnefici e viceversa. Non è possibile schierarsi da una parte o dall'altra: il realismo del libro è tale per cui si possono avere simpatie ora per questa ora per l'altra parte, ma soprattutto ci invita a riflettere in ultima analisi circa le responsabilità che quotidianamente noi stessi cerchiamo di dimenticare o tralasciare, contribuendo in sostanza al decadimento generale Omicida, pazzo, incontenibile e spaventosamente lucido: sullo sfondo del porto degli anni Cinquanta e Sessanta Max analizza e mette in discussione i movimenti politici che si contendono le nuove classi operaie e artigiane, mettendone in evidenza le incongruenze e le contraddizioni. Smaschera e combatte a suo modo le ignominie della società in cui vive, ne studia lo sviluppo e ne riconosce la direzione: Max intuisce il profondo cambiamento politico e sociale a cui sta andando incontro l'Italia, lo celebra e lo reprime, lo combatte e se ne bea. Max è un matto che vive di devianze sessuali e psicologiche, eppure proprio quando sembra più fragile e indifeso, con calcolata cattiveria e ferocia colpisce chi gli è vicino.

Questo libro lascia un sapore amaro in bocca, spaventa, e al contempo fa ridere: «L'istruttore di volo», edito da Liberi di scrivere, è il terzo romanzo di Gianfranco Andorno, che ha pubblicato nel 2006 «Le stagioni dell'Inganno», Artemis Ed, premiato a Firenze con il fiorino d'oro, e «Il pesto e il basilisco» nel 2007 per De Ferrari Editore.

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