Genova requisisce i point di Forza Italia: «A voi non affittiamo»

Genova requisisce i point di Forza Italia: «A voi non affittiamo»

Paola Setti

Va tutto liscio fino alla firma del contratto. Perché quando vedono che la firma è del coordinamento metropolitano di Forza Italia, i proprietari si tirano indietro, chi scusandosi: «Temo ritorsioni», chi all’urlo di: «Ma figurarsi se affitto il mio ufficio a Berlusconi». E fu così che Genova la rossa disse no agli azzurri, con buona pace del diritto alla campagna elettorale.
In principio, era un mese fa, sembrò l’esagerato timore da parte di un solo locatore. Ma all’ennesimo diniego, il comitato elettorale inizia a domandarsi se mai la troverà, una sede per allestire il point elettorale in vista del 9 aprile, anche perché il tempo stringe. Il problema non è in centro né a levante, dove il partito ha già inaugurato i point di via Fieschi e di Albaro. «Ma in Vapolcevera e in Valbisagno abbiamo sertie difficoltà» lamenta il commissario genovese Roberto Cassinelli. A caccia, sul territorio, ogni presidente di collegio ha sguinzagliato diversi collaboratori affinché cerchino gli spazi e gestiscano le trattative. Niente da fare. Là dove è il centrosinistra a fare manbassa di voti, per il centrodestra non c’è ospitalità. A Rivarolo, in via Rossini, mancava solo la firma in calce al contratto: 1500 euro per due mesi in uno stabile di 40 metri quadri. Macché. Quando il proprietario ha visto chi avrebbe siglato l’atto ha fatto dietro front: «Sa com’è - ha detto allo stupito delegato del comitato elettorale -, questa è una zona rossa, ho paura che mi sfascino i locali». Del resto, la raccomandazione viene ripetuta sempre: «Eventuali vetrine prese a sassate ve le pagate voi», e racconta Cassinelli che «atti di vandalismo ce ne sono stati nei nostri gazebo di recente, anche se certo questo non può giustificare il trattamento che ci viene riservato, neanche fossimo degli estremisti». Di meglio hanno risposto i proprietari dei muri della Valbisagno. Astio puro: «Si figuri se affitto a Berlusconi». E scaramanzia: «Devo vendere, e se poi non me lo compra più nessuno perché dentro ci siete stati voi?». Se ne sono andati già tre uffici di via Piacenza in questo modo. Il primo proprietario in realtà non ha fiatato: si è limitato a fare marcia indietro con un «ho cambiato idea» giusto all’ultimo momento e dopo tre settimane di trattative, quando la malcapitata volontaria in cerca di un point ha comunicato che avrebbe fatto firmare il contratto di locazione al coordinatore metropolitano, Cassinelli.

Altri due son stati schietti: l’agenzia per non far perdere altro tempo alla sempre più avvilita cliente lo ha detto subito chiaro, che la sede sarebbe servita agli azzurri per la campagna elettorale. E quelli han risposto subito e chiaro pure loro: in casa mia Silvio non entra. Fino al dàgli all’appestato: e se poi nessuno lo volesse più comprare, un ufficio che è stato affittato agli azzurri?

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