Agli alluvionati, niente. A loro, inteso come componenti della giunta regionale, quasi trecentomila euro al mese, per lasciare i banchi deserti e non stare neppure a sentire quando si parla di soldi che non arrivano ai liguri che hanno perso tutto nell’inverno scorso. La vergogna va in scena nella sala del consiglio regionale. Fuori della porta un cartello annuncia che tre consiglieri/assessori sono in congedo. Il presidente Claudio Burlando, la sua vice Marylin Fusco e l’assessore alla Sanità Claudio Montaldo hanno altri impegni e presentano la giustificazione. Gli altri in teoria, dovrebbero essere tutti al loro posto. La mattinata trascorre invece con le poltrone della giunta completamente deserte.
Gli assessori si presentano a fatica quando proprio devono rispondere a qualche interrogazione e mentre magari è in corso l’illustrazione del problema, parlottano amabilmente con qualche consigliere. Tutti, ovviamente, risultano presenti e a fine mese non avranno detrazioni sugli stipendi che, sommati insieme costano quasi trecentomila euro alla collettività. Il peggio però arriva quando sono costretti a rendere conto del loro operato. E devono magari ammettere che non sono ancora riusciti a far avere un centesimo ai liguri colpiti dai disastri dell’alluvione. Capita ad esempio con l’assessora Renata Briano, incalzata da un’interrogazione che arriva dalla sua stessa maggioranza. Dopo tanti rinvii, è costretta a rendere conto a Maruska Piredda dell’Idv che le chiede perché non sia arrivato ai cittadini un solo centesimo dei milioni raccolti con gli sms solidali attraverso la sottoscrizione di La7 e Corriere della Sera. Del perché, chiedendo agli italiani «un aiuto subito per le popolazioni colpite», sia stato invece deciso su consiglio del commissario straordinario Claudio Burlando, di usare quei soldi per rifare le fognature di Cassana a Borghetto Vara e di mettere in sicurezza un tratto del Fereggiano davanti alla scuola Giovanni XXIII.
L’assessora prende la parola e ripete esattamente quello che aveva appena detto Maruska Piredda, fa la cronistoria degli sms leggendo le carte che le hanno preparato per far finta di non essere impreparata, cita articoli e date delle delibere della Protezione civile. Poi chiosa nel modo più disarmante possibile: «Sì, i soldi non sono stati destinati ai cittadini. Si è preferito usarli per mettere in sicurezza un tratto del Fereggiano, che poi non è neanche una messa in sicurezza. Per quello ci vorrebbe ben altro». Detto questo, ammesso cioè che gli italiani non vedranno i loro soldi destinati allo scopo promesso ma per realizzare opere che dovrebbero essere realizzate con altri fondi, l’assessora può prendere borsa e golfino e lasciare l’aula. Vuota.
L’obolo sparito
Tocca ancora una volta al presidente dell’assemblea, Rosario Monteleone, provare invano a riprendere gli assenteisti. Così come tocca a Monteleone provare a replicare a Edoardo Rixi che chiede perché le sue interrogazioni sui fondi per l’alluvione non vengano mai discusse. Al di là della spiegazione ufficiale, l’imbarazzo della giunta dev’essere notevole. Perché Rixi voleva sapere dove fossero spariti i soldi stanziati per aiutare le popolazioni colpite. «Ho parlato con il sindaco di Brugnato, forse il più devastato dall’alluvione nello Spezzino - tuona il consigliere della Lega -. Mi ha detto che non ha ancora ricevuto un euro. Ma la Regione ha aumentato l’accisa sulla benzina fin da novembre. L’Unione Europea ha promesso soldi. Ma dove sono? Il presidente Burlando è anche commissario straordinario del governo a questa emergenza, ma i sindaci non hanno visto ancora nulla».
E non vale neppure la scusa della burocrazia, che pure sarebbe gravissima. Perché i politici, gli stessi consiglieri e assessori regionali, persino quelli delle passate legislature, hanno versato un contributo volontario per aiutare gli alluvionati. «Come i colleghi ho dato mille euro, soldi versati su un conto corrente dedicato - tuona Rixi -. Le donazioni o altri atti di liberalità effettuati a favore delle collettività liguri, come espressamente previsto, dovevano essere a disposizione senza difficoltà. Ma vorrei sapere dove sono finiti quei soldi. A chi e se sono stati dati». Un atto dovuto nei confronti di politici che, sempre nel mirino della demagogia spicciola, stavolta avevano messo mano al portafoglio per un gesto concreto.
Aula deserta
Finito il caso alluvione e preso atto che i banchi della giunta non si sono mai riempiti, la seduta si è trascinata fino a uno scambio di interventi quasi pepati tra maggioranza e opposizione sulla soppressione del «Centro regionale per la ricerca e l'innovazione». Un ente inutile per il quale però alla fine si è deciso di rinviare a oggi la votazione.
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